sabato, settembre 15, 2007

performance



I teatri sono situati in una zona teatrale; le performance sono presentate negli interstizi della settimana lavorativa o durante i giorni di festa. Essendo un prodotto del processo mercantile, il teatro non può impedirne lo svolgimento nel suo interno, e siccome si rivolge alla classe media, non è suo interesse sviluppare una critica nei suoi modelli. L'area teatrale si limita a stimolare gli appetiti del consumatore, offrendo una serie di spettacoli, proprio come ogni spettacolo offre una serie di scene. Vi è una feroce competizione fra i diversi teatri, dovuta non all'acquisizione di premi, ma di clienti; e quando viene assegnato un premio, esso è utilizzato come veicolo ulteriore di propaganda. La maggior parte degli spettacoli registra un insuccesso (vale a dire che non attraggono acquirenti), ma eventuali successi si replicano fintantoché la gente è disposta a pagare, indipendentemente dalla loro qualità artistica. Per tutto questo il teatro col proscenio è un modello del capitalismo nella sua fase classica. Ora però che quest'ultimo si evolve nelle corporazioni, ecco che sorgono nuovi tipi di teatro. I centri culturali, le fortezze dell'arte, gestiti non da singoli impresari, ma da comitati di direttori, sono un esempio di conglometarismo. In alternativa a questi, i teatri environmentali - costruiti in spazi poveri e di passaggio, spesso in quartieri fuori mano - esemplificno un tipo di resistenza al conglomerato; ma i teatri environmentali resistono solo nelle pieghe della società contemporanea, ai margini come reietti.

Queste pieghe tuttavia non sono trascurabili, perchè corrono attraverso il centro reale e concettuale della società, simili a imperfezioni nella crosta terrestre. Nelle pieghe ci si può nascondere, ma sopratutto esse contrassegnano aree di instabilità, di disturbo e di cambiamento radicale sul piano sociale. In questo senso si persegue sempre un "cambio di direzione", non soltanto di tecnica. In tutto l'ambiente urbano, nei posti abbandonati, o non ancora reclamati, lavorano degli artisti isolati o dei piccoli gruppi. Anche negli apparati ufficiali, "apparentemente levigati", come le corporation e le università, esistono delle pieghe; cercatele, letteralmente, nei "posti fuori mano".

da "La teoria della performance" di Richard Schechner

12 commenti:

ggrillo ha detto...

interessante, ma... chi è costui?

Anonimo ha detto...

un tipo ...
che si studia ... forse è meglio dire che si studiava ancora negli anni 90 ... adesso non so

Anonimo ha detto...

anni 90? non c'ero.

Anonimo ha detto...

e una volta che li abbiamo cercati
e una volta che li abbiamo trovati
che facciamo?
ci mettiamo in piega
ci pieghiamo
ci piaghiamo
Ci pagano?
twist on my sobriety...
COn sobrietà
o senza...
C'entra la performance?
E' finita la musica.

Anonimo ha detto...

non so -parlo da incompetente- già mi rompeva le palle i teatro solito non avrei mai cercato quelli "environmentali", ricordo un periodo a genova, sedevamo in 4a fila con due vecchi mestieranti dattilografo-recensori (manciotti e cicciarelli) finchè ivo chiesa veniva a farci segno per farci capire che il bar era aperto, era disposto a tutto purchè non disturbassimo: russavamo con ritmi diversi.

(scrivo questa cosa OT giusto per non perdere il vizio di commentare)

Anonimo ha detto...

il Bar è chiuso
I Longobardi hanno chiuso i Bar...
p.s. e mal gliene incolse.

ablar ha detto...

io lavoro in un teatro con proscenio ... perchè? voi no?

Anonimo ha detto...

e io proprio dal teatro vengo... da quello televisivo precisamente...
da quello trasmesso in tv oggi pom...quello di eduoardo de filippo...l'unico che conosco.
baci bedda donna

Unknown ha detto...

non sono sicuro di essere daccordo
ma non mi chiedere su cosa perchè
non saprei risponderti

Anonimo ha detto...

Io lavoro al bar
d'un albergo a ore
porto su il caffè
a chi fa l'amore...
E voi no?

Anonimo ha detto...

non era chiuso il bar? ... ah ma allora si è reietti!!!

scusate ma ieri rovistavo i miei libri universitari e mi spuntò la teoria della performance ... la rividi e presi un piccolo estratto per riportarlo qui ... perchè lo feci? me lo domando anche io ... fatto che che lo feci ...perchè continuo a scrivere cose che mi saltano per la testa qui? ancora?
per senilità!

ablar ha detto...

il libro continua così: Recuperare un comportamento passato significa tattare una parte di vissuto, come un regista tratta la sequenza di un film. Queste sequenze di comportamento si rimontano e si ricostruiscono in modo indipendente dai rapporti causa ed effetto che le hanno prodotte, hanno una vita propria, tant'è che si potrebbero ignorare o contraddire la motivazione originaria di quel dato comportamento. Anche se nascono e vengono usate per creare un processo produttivo - la performance- le azioni che rappresentano un comportamento non sono di per sè processi, ma cose materiali. Le sequenze possono essere di lunga durata come in alcuni riti o di breve durata come nella mimica, nei movimenti di danza, o nei mantra. ...

basta la finisco qui ...