sabato, marzo 31, 2007

cronaca (plastica)



per caso da un sito che si occupava di golf: l'emozione non è altro che una reazione ad un'immagine che si coltiva nella propria mente.
E' da giorni che in ufficio vago per le stanze dei colleghi cercando un computer libero, il mio si è completamente bruciato ... del resto era del '97; credo che mi abbiano assunto per otto ore giornaliere proprio per permettere a questo fantastico pc di aprire un documento e scrivere due letterine; di tutto sto tempo necessitava. Adesso è morto finalmente.
Fatto sta, nonostante le mie rimostranze che ogni mattina rendevo evidenti con il piglio della professionista (a quanto pare inefficace,son scarsa a piglio!), son rimasta per una settimana senza sapere dove e con che cosa lavorare, vagante per le stanze e come vestita di un certo disagio . Alla fine, dato che "vagante"ero di fatto, ho fatto la "mina" ...
Visionando semplicemente i dekstop, nei vari computer che mi trovavo a tratti a "frequentare", ho capito che di nessun lavoratore dell'azienda conosco il mestiere, cioè il nome del mestiere che è portato a svolgere. Nello stesso tempo un amico mi suggeriva il mio mestiere forse per volontà bonaria di definirmi, non so ... suggeriva un mestiere che avvertivo dai vaghi contorni e che, per riconoscere sono portata a rifarmi ad immagini precise e "dalla faccia bruttina".
Allora, oltre ad azionare la musica a volume sostenuto su ogni pc che a tratti utilizzavo (so dar fastidio!), facevo domande ai colleghi proprio sul loro mestiere... "ma tu? ma che fai? qual'è il tuo lavoro?" ; nessuno sapeva rispondermi prontamente ... e anche loro avevano lo stesso disagio, una specie di imbarazzo a volersi definire, come se ci fosse poi una responsabilità pesante da prendere, una responsabilità "dalla faccia bruttina". E io suggerivo "sei un manager?" "fai il copywrither?" "sei amministratore delegato?" "sei ragioniere?" ... niente ... uno mi ha risposto "io sono pianista in un bordello"... un altro "io faccio il rumeno" (boh) ... " e tu? tu che fai?" ... alla domanda diretta so sempre cosa rispondere "la bidella, mi sembra evidente!". E dicevo loro che ero molto preoccupata, che prima di morire li volevo vedere "sistemati"... con un buon mestiere e che insomma ... avevano anche una certa età. Ma è la flessibilità ... la sera qualcuno mi ha detto che non si chiama più flessibilità, ma plasticità ... il lavoratore plastico, il lavoratore di plastilina, ho pensato io, di cera pongo... pupazzetti...
Poi son andata al sole con tanti fogli in mano da leggere... sparsi ... ogni tanto perdevo il segno e ricominciavo... e ad un tratto leggo una cosa che non so perchè mi emoziona ... "all'improvviso ... non so in che modo ma è accaduto qualcosa di straordinario, come se il sole fosse una ruota di bicicletta coi raggi e questi invece di stare nel cerchio a girare si mettessero a ballare e gli alberi lassù a giocare al ti vedo e non ti vedo ..."
Bellissimo... un'immagine che non solo mi ha detto chiaro in che consiste "lo straordinario" ma mi ha emozionato.
E allora son rimasta tutto il giorno a pensare alle immagini "dalla faccia bruttina" e alle immagini che emozionano, che parlano di qualcosa di straordinario ... e la serenità mi ha presa e mi sono ricordata di me.
Poi la sera sul tardi qualcuno ha detto e cantato "Signori e signore, la rivoluzione inizia tra cinque minuti".

giovedì, marzo 29, 2007

Sisifo



Prima di incontrare l'assurdo, l'uomo quotidiano vive con degli scopi e con il pensiero dell'avvenire o della giustificazione. Egli valuta le proprie possibilità, fa assegnamento sul più tardi, sulla pensione o sul lavoro dei figli, crede anche che nella sua vita qualche cosa possa avere una direzione. Egli agisce come se fosse libero, anche se tutti i fatti si incaricano di contraddire tale libertà. Ma dopo la scoperta dell'assurdo, tutto si trova sconvolto. (...)

L'assurdo mi illumina su questo punto: non esiste un domani. Ecco ormai la ragione della mia profonda libertà. L'uomo assurdo si sente sciolto da tutto ciò che non sia l'appassionata attenzione, che in lui si cristallizza. Egli assapora una libertà rispetto alle regole comuni.

(...) lascio Sisifo ai piedi della montagna! Si ritrova sempre il proprio fardello. Ma Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni. Anch'egli giudica che tutto sia bene. Questo universo, ormai senza padrone, non gli appare sterile nè futile. Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice.


da "Il mito di Sisifo" di A. Camus

mercoledì, marzo 28, 2007

zii e zie come i panda


Riflessioni sulla famiglia oggi. E' un gran parlare di famiglia. Di salvaguardia della famiglia e dei suoi valori. Ma di che cosa si sta parlando, di una immagine? di una cartolina di nuova grafica? della famiglia di Mastella? Nel giro di pochissimi anni il concetto di famiglia non è comprensibile... nè in senso matriarcale nè patriarcale... Secondo quanto si vive la famiglia, essa consiste di padre, madre (spesso separati, divorziati, anche dalla Sacra Rota) figlio unico e nonni (la vita si è allungata, per cui i nonni per quanto possibile ci sono). Fratelli e sorelle sono in via di estinzione già nella prossima generazione, e gli zii e le zie anche ... in via d'estinzione, come i panda ... son da tutelare, da preservare, da conservare nelle riserve protette. In 15 anni, grosso modo, si è attuata una particellizzazione della famiglia, tale da renderla isolata dalla comunità, più controllabile, con l'intento di affogarla di ingerenze manipolative di ogni tipo. E' abuso. Abusare. Non troppo tempo fa esistevano i discorsi della "cucina" ... dove si poteva ascoltare i discorsi dei "grandi" .... dove la formazione aveva un esercizio pratico e quotidiano... i cognati magari giocando a briscola qualche senso del loro esser uomini, del loro essere padri, compagni, mariti, se lo scambiavano. Era bello giocare o studiare nella cameretta e sentire di là i "rumori" della radiolina in bagno mentre tuo padre si radeva, o tua madre che discuteva al telefono con una amica. I rumori della casa. Adesso le cucine son silenziose, i rumori in casa sono dati dal "din don" di msn acceso dove i figli fanno in modo di confrontarsi con i coetanei di "toccarsi" "senza toccarsi" ... o il suono di un megaalplasmatelevision acceso perennemente ... La prossima generazione (a me prossima) già sarà priva di sorelle o fratelli... poi sarà senza zii e zie ... si arriverà alla mancanza di cugini. Certo, ci si organizza lo stesso ... le donne con figli attualmente (me compresa) si organizzano con le amiche e le presenti madri in condominio, in qualche maniera istintivamente c'è da crescere "i cuccioli" ... ma è presente come un senso di colpa "straniero" ... già ben metabolizzato (quando è successo?) ... come se le mancanze, la situazione di disgragazione del nucleo familiare fosse una colpa personale di ognuna ... un difetto, dovuto alla vulnerabilità, alla sensibilità, all'essere poco indipendenti (dove per una strana confusione l'indipendenza significa anche assoluta assenza di "interdipendenza" delle persone così come avviene tra i fenomeni vitali tutti). E' il silenzio si fa più fitto. Madri esaurite per il troppo carico... magari urleranno, uccideranno i figli, fuggiranno, si venderanno al miglior offerente, padri panzuti sul divano, giovani ma ormai morti, nel colesterolo dei fritti domenicali, o che magari pieni di livore vorranno i figli solo per sè, li rapiranno, li uccideranno, useranno violenza sempre più, e figli che uccideranno i nonni per 300 euro e si faranno fare un pompino dalla supplente di storia dell'arte ... Pertanto zii e zie come panda ... Torniamo a riappriopriarci dei generi (maschile e femminile), decolonizziamo la nostra immaginazione , che ci ritroviamo come compromessa da un invasore invisibile e dal sorriso sornione, non parliamo di famiglia... ho la sensazione che non si arrivi a nulla! Parliamo di Comunità Umana dove la famiglia crea il suo habitat... esiste la comunità? c'è ancora? Il branco è disperso? Allora ... c'è poco da dire ... i dinosauri ci fotteranno tutti!
p.s. Scritto di pancia ...
continua a parlarne: CON-TATTO!: S'assottiglia la famiglia

martedì, marzo 27, 2007

lettera in coincindenza


mentre approntavo un post sulla famiglia... da un libro, datato, di antropologia culturale è spuntata una lettera... dal passato... dall'altroieri?

Bari, 12/03/94 01.42

Cara Alba,
questa lettera avrei dovuto scriverla qualche mese fa, per scusarmi del "pasticcio". Tu sai di che cosa parlo e per ora non ho voglia di riepilogare o tornarci senza necessità.
Piuttosto: il timore che questo "pasticcio" ritorni ... e non sapere che fare, prima e durante (perché dopo ci sarebbe davvero poco da fare, magari da riparare...).
In quei giorni, all'inizio dell'anno, avevo sperato nella mia Forza. Avrei voluto da una parte vincere il tuo "fastidio" e, dall'altra, trasformare in positivo i sentimenti di Loredana (avrei voluto dare Forza anche a lei - questo soprattutto!). Purtroppo non è accaduto nulla di eccezionale ma questi sono Piani che non si possono prefigurare, possiamo parlarne soltanto dopo (in buona parte a condurre questo discorso è il vecchio vizio razionalista di leggere il passato come Disegno). No, non vi era un Disegno, vi era però, nel mio corpo, un Sentimento diffuso, ancora incapace - tuttora - di farsi Idea. Questo sentimento prefigurava una relazione diversa tra me e Loredana - una relazione che non avesse bisogno di separarci dal mondo esterno per unirci - ed una amicizia fatta di Chiarore anche tra me e te, senza la necessità di escludere Lory. Di tutto questo non c'è che dire: per ora rimane la mia debolezza, il tuo fastidio e la vulnerabilità di Loredana.

Perchè ho scritto tutto questo? Un po' per esorcizzare il non-detto che grava tra noi, un po' perché ti sentivo nervosa durante la telefonata ed un po' per introdurre qualcosa che avevo da dirti.
Credo che il mio "vizio" sia stato quello di relazionarmi a te come ad una Maschera, più che ad una persona. Così alla mia persona ho sostituito la sua Rappresentazione. Al posto di Angelo ed Alba si sono trovati unaMaschera ed una Rappresentazione. Questo mi ha consentito di trasfigurare il nostro rapporto in qualcosa di "immediatamente sentimentale", anche se semplicemente pronunciato ma soltanto se mantenuto dentro la Distanza tra le persone reali. In modi più immediati, quando uscisti dalla mia casa, provai - e quindi trovai - questa Smentita. Mi sono sentito stupido e sconfitto, e senza modulazioni carine tra questi due termini. Il giorno dopo avrei voluto chiamarti ma non avrei trovatole parole, nè ero così sicuro di voler fermare il gioco: i miei comportamenti avevano preceduto la coscienza. Così le mie richieste avevano già assunto la modulazione più consona alla realtà, quella del gioco non della certezza: ti avevo chiesto di "fare un esperimento" e tu (in)giustamente avevi detto che non volevi essere la "cavia". Io ti risposi (giustamente): "saremo la cavia uno dell'altra". Volevamo - a nostra detta - scoprire se eravamo uno il compagno dell'altro, eppure la risposta era già scritta. Il problema è appunto che questa risposta rimane soffocata quando tra noi subentra la Distanza. Il pensiero stesso di scriverti induce in me un atteggiamento sentimentale (e così, di seguito, l'idea, soltanto a coltivarne il pensiero, di tradire Loredana - ed è questo atteggiamento il tradimento reale): perchè? la risposta che mi sono dato è quella che introduce questo paragrafo. La scrittura è una Rappresentazione di sè, un surrogato del proprio corpo, un sostituto capace di presentarsi come l'altro conviene. Andando a ritroso sembra di scorgere nel nostro passato un'idea immediata di inadeguatezza: tu non mi avresti mai amato dovevo dunque affascinarti, mettere in scena uno spettacolo di me che potesse piacerti. Ed infatti ti scrissi una lettera. Inizialmente il gioco si fece innocente, perchè è un gioco naturle, è il gioco dell'innamoramento, ma poi accadde che il gioco si svuotò lasciando solo una secca smentita. Io non l'accettai e diventai furioso come tu non sospetti. E' da questa rabbia che è nata la Maschera. Ti ero amico e non ero capace di farti del male, come avrei voluto - o forse ne ero incapace per codardia, di certo è che mi attrezzai ad essere crudele e premeditato.

(E' da circa dieci minuti che non scrivo e la mia mente ha aperto cassetti di ricordi confusi, come se vivessi sui ricordi di un'altra persona di cui non capisco il senso, ricordi senza nome, senza luogo, senza relazioni, incubi! angosce pronte a trasformarsi in vaghe raffigurazioni senza attori. Cos'è questo mio "passato"? Prima - da giovane - dicevo di non ricordare la mia infanzia. Ora, posso dire di avere un disegno preciso della mia infanzia, fatto di pochissimi ricordi ma chiaro nella sua globalità, al contrario di questa età di mezzo - questa lunga età di mezzo che inizia dall'adolescenza (dalle mie mani che stringono - le spalle ai familiari - lo schienale di una poltrona, e dentro la tempesta di rabbia inesposa che mi lacera il cervello e la pancia, e poi la voce di mia madre "è pronto": io non odiavo nessuno ma odiavo tutto) e finisce non so dove, in un ieri che inizio a sentire finalmente come "l'altroieri" - poichè si tratta di adolescenza protratta oltre -, di questa giovinezza mancata io non ricordo il protagonista, io non so chi l'abbia vissuta, forse ricordo il mio corpo, lo riconosco dai suoi difetti ma non ne riconosco l'identità, era un'altra persona ed i ricordi sono privi di circostanze, come se fossi morto e rinato, esattamente così!).

Ho richiuso i cassetti e mi accingo a rileggere la seconda parte della lettera - superando il fastidio per la mia persona che mi indurrebbe a cancellare tutto (mi sento, in quei momenti, come un robot, un replicante di cui sonoio l'artefice - ricordi Blade Runner? Il replicante si avvicina al suo progettista e gli stringe il viso in segno di affetto. Dice: "Padre..." e poi inizia a stringere la morsa stritolando la testa al suo inventore ...-). Ti invito a rileggerla anche tu.

Forse il Teatro ci avrebbe salvato ... Nel Teatro la mia crudeltà trovò una ragione e misi in cantiere la costruzione della Maschera. E' così che tu sei diventata Baubo. Ed ovviamente non dico te ma il tuo Nome, il tuo ricordo, la tua evocazione, la tua voce, il tuo incontro talvolta. Ovviamente tutto questo sarebbe piena colpevolezza se non l'avessi ritenuto superato reincontrandoti - quanto tempo dopo? -. Improvvisamente mi ero sentito tranquillo verso di te, non vi erano aspettative, non vi erano rancori, però rimaneva una grande attenzione. Ne fui contento. Pensavo che tu appartenessi al mio passato sentimentale ed ora di poterti volere bene. Pensavo anche che quella Maschera corrispondesse alla conoscenza di te, che fosse un ricordo privato od al limite un materiale grezzo per la mia fantasia: ne sottovalutavo il valore. Questo mi ha indotto in due errori, uno verso Loredana ed uno verso di te. Nel reincontrarti la scorsa primavera non seppi distinguere tra l'evocazione del ricordo e quindi l'attivazione della Maschera e l'afflato diretto verso di te. A ben pensarci ho avuto bisogno - anche in quella occasione - della Distanza, ancora una volta. Di chiamarti dall'albergo o da casa di Susy, di incontrarti per strada, ... tutte Messe in Scena ingenue, naturali che però sono state smentite nei momenti di incontro diretto, a casa tua.

Mi è difficile parlare di Smentita, ora che ti scrivo. Anche ora sto infatti scrivendo alla Maschera ed è come scrivere una lettera d'amore: si dice "tu non mi ami" per sentirsi rispondere "non è vero, ti amo".

E' per la stessa ragione che non scrivo "io non ti amo" perchè ho paura che la Maschera si offenda e reagisca, eppure dovrebbe capire che non sto parlando di lei (Lei l'amo, è figlia mia). Sono sicura che mi riuscirebbe molto più facile parlarti di persona, ma questi discorsi non si possono fare di persona. Ho scritto pertanto questa lettera combattendo tra l'idea di averti qui, in carne e ossa, di persona, e la presenza reale della Maschera che il gesto stesso di scriverti evocava. Questa presenza è còsì reale che da qualche minuto sono nel terrore e devo presto chiudere questa lettera che sto scrivendo ormai con un leggero tremore in corpo. Voglio alzarmi e fare un giro esorcizzatore per la casa (e scrivere anche di questo non aiuta ma induce ad una paura ancora più grande).

Tutto questo discorso nasce dall'idea discriverti una lettera: ho messo in osservazione la mia mente e la mia predisposizione "sentimentale" nei tuoi confronti, quel primo passo che recita "Cara Alba, ...".

Ancora una volta mi sembrava di cadere nel tradimento (di Loredana ma anche di me stesso, del mio agire, dei miei sentimenti). Spero per la prossima lettera di poterti scrivere d'altro, una vera lettera in cui io scriva a te, senza Maschere di mezzo (non credere però che io abbia creato questa Maschera durante l'abbandono, l'ho creata davanti ai tuoi occhi, giorno dopo giorno. Il disegno che ti ho mostrato è stato realizzato la mattina dopo ... Ci telefonammo, credo fosse un Lunedì mattina ed io dissi che ti avevo disegnato e parlammo del tuo seno, e tu eri molto divertita di questo - lì è nata per esempio l'idea di te come Modella - potrei continuare ma poi finisce che ti arrabbi ...).

TE LO SCRIVO IN MAIUSCOLO: NE SONO CONVINTO ANCHE IO CHE IL NOSTRO RAPPORTO POTREBBE ESSERE MOLTO DI PIU' SE IO LA SMETTESSI CON QUESTE "MESSE IN SCENA".

Se indovino quello che pensi dimmelo pure, dimmi tutto il "fastidio" che vuoi o che puoi. La mia Speranza è che questo non serva a mettere il dito nella piaga quanto piuttosto a favorirne la cicatrizzazione.

Passo parola.

l'Angelo

p.s. Non lo dimenticavo: IN BOCCA AL LUPO per tutto quanto della tua vita (tesi, alice, ... amore, lavoro,salute). Scusami se ho scritto col computer, sono il primo a soffrirne ... ma è così! Posso evitarti gli abbellimenti, la cosiddetta "formattazione" (giustificato, grassetti, bordi, sottolineati, rientri e così via - è il massimo della naturalezza consentita, inclusi gli errori da tastiera).

sabato, marzo 24, 2007

bancarotta universale


da "Come affrontare il crollo economico del 2006-2007" di M. Wells Mandeville (economista "poliedrico" americano) (2004)


"(...) chi crea la pazza "cultura dello stupido uomo bianco", come la chiama lo scrittore e regista Michael Moore, parlerà con cognizione di causa di controllo e manipolazione dei mercati, dominio delle nazioni, potere di prendere il sopravvento, di uscire vincenti grazie ad una maggiore competitività, al taglio dei costi e molto altro. Sono semplicemente parole in codice che indicano la conquista di un numero di privilegi sempre più elevato per un numero di persone sempre più ristretto. Il risultato finale di questa logica è quello del Re sulla collina circondato dalle pianure della bancarotta universale, dove i rivoluzionari si apprestano a organizzarsi e a passarsi le munizioni. "

PAURA IO!
post modifica al post
Dietro tante belle cifre
c'è qualcuno che si sta prendendo gioco di voi,
qualcuno che conta sulla vostra buona fede
per rimescolare le carte in tavola,
che vi distrae da falsi problemi
per nascondervi i problemi reali.
Dietro tante belle promesse
c'è qualcuno che si prende gioco di voi, qualcuno che tenta di ingannarvi, che sapendovi ingenui, conta sull'efficacia dei mezzi più scorretti
per convincervi che il nemico è un altro,
possibilimente un SUO nemico.
Qualcuno che sta facendo leva
sulla stessa vostra curiosità
per deviarla dove essa non può nuocere,
o dove, manipolata,
può addirittura tornare a suo vantaggio!
Dietro questa ingannevole nebbia
c'è qualcuno che si prende gioco di voi.
Per smascherarlo unisci i puntini dall'1 al 64.
(titolo: Dietro - di Corrado Guzzanti 1994)

mercoledì, marzo 21, 2007

bambini



oggi i miei pensieri sono per i bambini, i bambini che giocano con quello che hanno, con quello che c'è, con quello che è la vita. fanno finta di essere questo o quello per giocare. bambini poveri e ricchi, fortunati e sfortunati, in pace e in guerra. loro giocano. son tutti bambini. ogni bambino un figlio. ogni bambino mio figlio. tutti i bambini tutti figli di ognuno. ogni bambino figlio, ogni uomo e donna genitore. bambini meno soli. genitori meno soli.
la famiglia è un'invenzione per annullare la comunità umana.

martedì, marzo 20, 2007

voce e violoncello


e stasera invece una canzone italiana

lunedì, marzo 19, 2007

desdenosa


stasera una canzone dal messico

domenica, marzo 18, 2007

e mio padre scriveva...

"Lei sorrise con indulgenza e vero humor. Era il tipo di espressione che contribuiva a rendermela cara. ci eravano a tal punto ingarbugliati nelle circonvoluzioni del nostro dramma privato da dimenticare di stimarci l'un l'altro come persone. La sensazione fu effimera ma comunque utile per comprendere fino a che livello l'umanità aveva perduto la sua capacità di esistere, semplicemente. La terra compie una rivoluzione completa attorno al sole e per noi l'importante è designare questo movimento ciclico e chiamarlo anno; e ci lasciamo sfuggire il fatto straordinario dell'impresa. In quell'anno facciamo guerre, conteggiamo profitti e perdite, perstitiamo nelle nostre iniziative pacchiane e perdiamo totalmente di vista l'estensione maestosa dell'essere. "Perchè non poteva restarsene indipendente?" mi chiesi osservando il movimento delle sue labbra mentre parlava. E' caduta nel ruolo della moglie e io ho accettato per ignoranza e inettitudine. Nelle braccia di una donna bisognosa non potevo rimanere scapolo. E soltanto in quei momenti, quando in qualche maniera riuscivo ancora a disfarmi di lei e della nostra messinscena, potevo ricominciare ad apprezzarla, a godere della sua presenza, a considerarla in quanto entità in sè."

sempre genitori ... post antico: ottobre 2006

venerdì, marzo 16, 2007

senso di sè


Dunque...
si ha il senso di se più dalle sofferenze che si son subìte che dalle azioni fatte. Per cui risulta difficile liberarsi da suddette sofferenze senza aver la sensazione di perdere sè. Il senso di sè. Però ... si può continuare così? Io per quanto mi riguarda credo di no. Non regge. Non più. Preferisco rischiare. Per quanto possa essere difficile perdersi, liberarsi da quello che mi ha fittiziamente anche reso il senso di me credo che sia rimasta l'unica scelta possibile. Mettendo in discussione tutte le mie ragioni, tutte le mie giustificazioni, tutti i miei aggiustamenti. Che cosa questo significhi in termini reali io non lo so proprio. So, in questo caso quello che sento, e sento che ho passato una vita piena di vite degli altri... per esempio ... e che la mia ancora non la conosco. Cioè non conosco ancora, incredibile a dirsi, di che pasta sono fatta. Non c'è più quel sordo lamento che mi faceva essere forte nelle avversità, quella specie di "strafigaggine" del dolore usato come gioiello (l'acquisizione di sensibilità che diventa una maschera). Se son debole son debole, se son forte son forte... niente giri, niente pietà coperta da compassione finta che colora di invulnerabilità la mia vulnerabilità. Niente puttanate, niente mistificazioni ben colorate di onestà.

Una bella fiamma rossa e gialla col verde del fiammifero che bruci quel qualcosa che non può più riscaldare nulla. Vedo meglio. Mi sento meglio.

giovedì, marzo 15, 2007

si chiude

è arrivato il momento!
un prodotto a lunga conversazione.
uno pensa: conversazione
poi pensa : lunga
e non ci fa caso alla scadenza.
un prodotto a lunga conversazione ha la scadenza.
del resto ... è un prodotto!

mercoledì, marzo 14, 2007

tra inverno e primavera, sempre così ...


(...)
via disse l'uccello, perchè le foglie erano piene di bambini che si nascondevano, tutti eccitati, sforzandosi di non ridere.
via via via, disse l'uccello: il genere umano non può sopportare troppa realtà.
(...)
t.s. eliot

lunedì, marzo 12, 2007

niente di che... ma abbastanza direi

la mia figlia si è innamorata ... è un po' più seria questa volta, telefoni sempre occupati, computer sempre occupato ... alle volte in contemporanea messanger e telefono insieme ... grande agitazione... della scuola manco a parlarne giustamente! e in continuazione questa canzoncina a palla (come usa dire lei) ... una canzoncina che a me piaceva tempo fa cantare ... sopratutto in viaggio, mentre guidavo e io e lei dovevamo passare il tempo per arrivare dove si voleva arrivare ... beh è diventato una specie di inno per lei e le sue amiche in questo momento ... e io osservo con grandissima tenerezza e il cuore si riscalda ... e menomale.
Volevo raccontare la storia triste dello stalliere triste costretto a far andare carrozze che nessuno voleva guidare perchè i cavalli erano ostici ... e che per sopravvivenza li curò per poi abbandonarli suo malgrado, una volta addomesticati, per lasciare il posto al vero cocchiere che così si trovò il lavoro già fatto. Lo stalliere si ritrovò di nuovo senza ruolo e quasi senza lavoro. E pensava, con la tristezza nel cuore che a tratti lo soffocava ... ai cavalli che aveva curato senza riposo e senza pensieri ... e al fatto che ... doveva sopravvivere senza impazzire. Una lunga storia un po' triste oggi ...
oggi una vera giornata di merda!

sabato, marzo 10, 2007

puff

ho scritto una lunga storia su quanto sono brutta vecchia e rincoglionita. E che su questo si può dormire tranquilli ... a ragione... e poi ... puff... sparito tutto.
boh...
i giochi si ripetono in ogni dove sempre nella stessa maniera e si perpetuano le proiezioni in ogni dove sempre nella stessa maniera e ci si perde nel solito, ci si perde nel solito, ci si perde nel solito ...

giovedì, marzo 08, 2007

mi hanno fatto la festa




fottuta ... altrochè!
però in una vita fottuta ci sono istanti, attimi ...
Anni fa ero, come si dice, sul letto di morte di mio padre che mi disse che il futuro era delle donne, era l'unica speranza per il mondo. Forse me lo diceva perchè stava morendo e per farmi un regalo, alla fine ... forse perchè dopo un mese nasceva mia figlia, forse ... forse ne era convinto forse ... e io gli ho creduto e son andata avanti. Del resto cosa altro avrei potuto fare? Mi aveva detto anche che la maternità è libera, che le sue colleghe francesi e tedesche giravano per il mondo con i figli, lavorando come giudici e avvocati ed altro e altro e altro. E io gli ho creduto e sono andata avanti per anni e anni con la convinzione che, anche se non era ancora palese, questa grande evoluzione umana si sarebbe realizzata, così come mi aveva assicurato mio padre. Ho continuato la mia strada e lui la sua. E quando è morto lo guardavo senza riuscire a definire ciò che provavo ... non provavo nulla credo ... solo un immenso e sconfinato stupore. Le amiche mi hanno sempre detto che ero fortunata ad aver ricevuto questo regalo. Da un padre poi ... sì infatti, infatti è così. E poi è nata la mia figlia ... un miracolo credo, e nata mentre io cantavo e cantavo. Poi me la guardavo con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta senza riuscire a definire ciò che provavo ... non provavo nulla credo... solo un immenso e sconfinato stupore.

E sono andata avanti di stupore in stupore, con lo stupore di riuscire sempre ad aggiustarmi la realtà con quella specie di regalo che avevo ricevuto! Contro ogni evidenza, contro ogni proiezione sociale, contro ogni ... contro.
Si può vivere sempre contro? Vivere contro senza violenza, solo con la pazienza? Si può, si può ... da secoli si tramanda il metodo, sì si può. Una fatica che ti spalanca gli occhi che ti impedisce di definire ciò che si sente e magari non si sente nulla ... solo un immenso e sconfinato stupore. Si può. Sconfinato stupore che non può appalesarsi, può essere condiviso in un silenzio di sguardi con le anziane del clan ... una eredità di solitudine.
Beh ... io di questa roba qua di eredità mi sono veramente rotta i coglioni! Per cui posso senz'altro dire che la realtà è che noi, le donne, la donna, questa grande madre che ha inventato il linguaggio umano perchè per prima ha dovuto aver a che fare con un altro da sè, dentro di sè ... questo grande potere che ha fatto sempre paura nella storia dell'umanità ... bene ... questo potere ricevuto come sacro dono, come celestiale facoltà ... questa cosa qua a me ha fottuto! Mi ha solo che penalizzato. Mi ha fatto la festa! Mi fa stancare come non mai! E non riesco, mi dispiace non reisco a renderlo il mio gioiello, il mio dono, la mia fortuna ... no, mi spiace no... che caspita di fortua è? Un continuo vano aspirare a briciole di condivisione, a briciole di riconoscimenti, a elemosine di affetti. In un mondo stretto di manica, stitico ... poca generosità poco amore, in sostanza in un mondo che non nutre.
Però dai, ma dai ... sei madre, la cosa più bella che ... però poi i figli non sono tuoi, te li narcotizzano, te li rimbecciliscono, magari li spediscono in guerra .... e le figlie vanno addestrate a saperci fare (addestrare sì, è la parola giusta, perchè non basta l'educazione, per lo meno a me non è bastata e io non ho ricevuto addestramento), a trovarsi un posto nel mondo, magari a trovarsi un brav'uomo (chi l'avrebbe mai detto che mi sarei trovata a pensare queste cose!... intanto speri e speri nella fortuna, nella sua buona sorte!)... io non so addestrare, per questo mondo non so addestrarla...
Però alla fine, come sempre forse da sempre , io ci conto, ci conto al di là di ogni evidenza, conto su di lei, come mia madre su di me e come mia nonna su mia madre... che nausea, che nausea questa storia! Una storia noiosa e quasi vile ... siamo fottute da sempre, da sempre perchè portiamo avanti come tante lobotomiche una umanità che non ha senso, che dimentica, che mortifica, che è mortuaria. Per cui alla fine l'unica chance è vivere mortificate facendo finta di essere le donne, le colonne, le strafighe dell'umanità ... e l'umanità è oramai piena di strafighe!

Amore dammi la manina, passano le macchine ... sì dammi la manina ... attraversiamo la strada!

mercoledì, marzo 07, 2007

dentista


... sono pensato a una sciochhezza envece mi ho trovato con le punture sulle gengive!

martedì, marzo 06, 2007

voci senza voce


siamo ad inviare contratto relativo alla programmazione presso il vostr...
ehi ... dove sta ... chi ha mandato ... ?
della nostra produzione dal titolo "...
ma porca puttana ... non me lo passare ... non so che dirgli ... non me lo passare
in allegato scheda tecni...
io sono l'unica seria professionista qui dentro e nessuno può dire la stessa cosa ... vado al bar!
Vi ricordiamo che suddetta scheda è parte integrante del presente c...
chi sta scaricando da internet ... non posso collegarmi
in attesa di ... cordia... disti...
hai sc(i)copato? eh? e qui nessuno scopa e l'azienda ne risente ...
invio
guarda questi che fanno ... come sono bravi... però come se la tirano
pronto sì ... ah ciao da voi piove? qui è grigio... sì sì fa caldo ... si te la mando subito sì ciao ... si a stretto giro sì grazie ... no no non ti preoccupare ... sì
albì tu che sei un genio tu che sei la mia guru dimmi che devo fare con ...
si pronto ... no non uscire ... studia per favore... non mi va di vedere ... che poi devo essere chiamata e mi fanno due palle...
questo significa non rispettare il lavoro degli altri ... questo significa esser incompetenti
si, quando allora ... e son due mesi arretrati .... essì ... mi sono ammalata... ah capito avete sald... ma... in quei giorni ok... allora? domani ... come?

sms :ehi ...ora berlusconi ha fatto un altro contratto con gli italiani

lunedì, marzo 05, 2007

riconoscere il nemico (2)

oggi una giornata dismetrica!
non la giornata, io! e si vede, si sente, si evince ... ma vò per gradi, vò
Lunedì scorso al rientro dalla palestra, a cui mi ero spinta forzando oltremisura la mia volontà, davanti al mio portone, mentre cercavo le chiavi per aprirlo, ho visto un ombra, due lunghe braccia si stagliavano sul muro, qualcuno era dietro di me e molto vicino. E ho pensato "qualcuno che mi conosce e mi vuole fare uno scherzo". Quando mi sono vista presa dalle spalle con due braccia intorno al collo, mi sono girata in tutta tranquillità sorridendo per scoprire chi fosse il buontempone e invece... mi vedo un tipo pelato alto e completamente sconosciuto, tutto affannato.
E quindi in un nano secondo ho pensato in sequenza: non so chi sia, non ricordo di averlo mai incontrato, perché è affannato, questo è uno vero, non ci possono credere, perché non ci posso credere? e quindi con voce incredula , non agitata e con tutto lo stupore e la curiosità del caso ho detto "ma chi sei?" ... era uno proprio vero, uno che "mi aggrediva"... incredibile... (perché ho pensato come normale la stronzata dello scherzo così improbabile e non che si trattasse di una aggressione?). Ed è stato per questo che anche l'aggressore è rimasto un po' interdetto.
La battuta del copione era prevista diversamente… qualcuno avrebbe dovuto dire fuori dal set "STOP" e si sarebbe dovuto rifare tutta la scena. Mi ha guardato con gli occhi spalancati e piuttosto interrogativi; il sottotesto era "emmò che famo?" e si è un po' allontanato. Allora ho citofonato e ho detto con voce ferma ma non agitata "va a casa, va…"
E lui allora per dispetto mi ha fatto il verso: "Gnè Gnè Gnè Gnè!".


un lunedì di due mesi prima.
riunione di condominio.
il tassista del piano terra si lamenta, al di là di ogni buon senso, del rumore che la chiusura del portone arreca ai suoi timpani, soprattutto quando fa i turni notturni e dorme durante il giorno. E addebita il suo disagio alla cattiva educazione degli adolescenti presenti nel palazzo. (allude? Si allude sempre agli adolescenti? Adesso è la parola magica che rende impossibile vivere una sana adolescenza? Sfugge il portone per colpa dello zaino pesante o per sconnessione di movimenti… ahia episodio di bullismo … e dietro le finestre con telefonino il tassista riprende e pubblica su youtube)
Il mio sguardo fa una panoramica degli astanti... mi sento chiamata in causa perché ho, alle volte, tendenze paranoiche e mi difendo. Faccio varie proposte a tutti i presenti per risolvere il problema:
1) trasferimento tutti in campagna, o per lo meno che possa prevederlo il tassista, duramente provato dalla vita in città.
2) Che il tassista si adoperi a costruirsi doppie pareti insonorizzate.
3) Come risoluzione condominiale, che si affronti la spesa di due tappi per orecchie reperibili in qualsiasi farmacia, anche di turno.
All'unanimità la maggioranza ha deciso di istallare un meccanismo elettrico automatico per aprire e chiudere il portone previo inserimento piccola chiavetta al lato del portone, cercando di non avvicinarsi troppo allo stesso per non bloccare la cellula fotoelettrica, e aspettando "un tempo" per l'apertura e "un tempo" per la chiusura. Il tutto ascoltando un rumore di sottofondo abbastanza dominante che termina con il rumore assordante di chiusura del portone. Bene. Il tassista dorme sereno. Quando lo incontro lo trovo più sereno e di buon umore. Bene.

un giorno dopo l'incontro col pelatone
Incontro l'inquilino del quarto piano che ripara un interuttore. Dopo i saluti di prassi, mi rende noto che è lui che ripara ciò che non va nelle aree condominiali, perchè l'amministratore, interpellato, non è abbastanza solerte. Noto la sottile polemica e colgo l'occasione per il mio "carico", conoscendo la sua encomiabile puntigliosità. E' l'inquilino che indaga, nel tempo libero, su tutto ciò che tecnicamente può non funzionare in terrazzo, nelle cantine, nel vano caldaia... e che propone lavori straordinari ogni 15 giorni: dalla verniciatura della ringhiera alla sostituzione delle plafoniere, dal cambio discendenti (sa solo lui cosa sono!) alla sostituzione pulsantiera citofono. Io lo considero un creativo compulsivo. Sì creativo ... credo sia la parola giusta! Sì compulsivo ...credo sia la parola giusta! Tant'è.
Gli racconto di essere stata oggetto (mancato) di aggressione la sera prima e che ho potuto constatare l'assurdità della situazione rispetto all'apertura e chiusura del portone. Ho cercato di fargli capire che il nuovo meccanismo del portone è adatto più per un cancello di una villa all'Olgiata che per una mastodontica porta in legno anni 40 di un portone di Roma. E che se non avessi messo in pratica le mie acquisite esperienze di teatro di ricerca (esperienze che servono solo ed esclusivamente per gli imprevisti della vita quotidiana) l'aggressore avrebbe avuto tutto il tempo per inseguirmi sino alla toilette di casa e insieme con lui, gli hezbollah, i caschi blu, e un corteo di pacifisti.
Mi ha consigliato di non fare tardi la sera.
...

domenica, marzo 04, 2007

giovedì, marzo 01, 2007

riconoscere il nemico (1)

con il Pil e il contro Pil che mi arriva come notizia nelle orecchie

Aspettavo le 19.20 in punto per premere il tasto del citofono. C’era umido. Mancavano due minuti. Il portiere mi guardava. L’anticipo anche di soli due minuti non sortiva un buon effetto, questo l’avevo capito. Non mi si sarebbe aperto il portone. I terapisti hanno le loro convinzioni inspiegabili, le loro fissazioni, le loro patologie, che hanno comunque e sempre il loro perché.
E fumavo, come sempre nei tempi morti. Con i vaghi pensieri di prassi, che dirgli oggi? perché sono qui? Che palle, me e le mie curiosità, e il mio far qualcosa e il mio porre rimedio alle cose!
Ok sono le 19.20 in punto.
FRRIII … clik
Allora, quando son lì di fronte mi dico in fretta che senz’altro farò il resoconto della settimana. E invece dico: " mah … e se io rimanessi in silenzio?"
"si può …"
"e se mi fa Lei le domande?"
e mi sorride spontaneo… e dice "ok … come è andata?"
"mah … niente di che… il lavoro non mi piace come prima, mia figlia dicono che è adolescente e mi innervosisce oltre ogni possibile "innervosinimento", così poi mi sento in colpa e poi passa e poi … così … niente, la cosa forse di rilevante da dire è che non mi va di vedere nessuno e non mi cruccio di questo, però alle volte penso che questo isolamento potrebbe improvvisamente nuocermi … non so"
fa un piccolo sospiro e attacca " e piripì e piripà e perepè"
e io rispondo " Sì ma è chiaro che piripì piripè poropò"
"ma lei deve capire che l’ingaggio del suo perepè poropò pirippirippppì … significa che … parapà purupù … è suo padre che forse non … peripò e quindi può capire perché … piripì perepì … gli uomini … purupù poropò parapà"
"ma che significa allora? Che piripì e perepè e poropò e vabbè e allora? Perepè piripì è morto perepè piripè che si muore?"
"ma lei ha mai pensato che perepè purupù suo padre parapà perepè con sua madre e quindi lei piripì … cioè lei capisce quanti disordini purupù perepè nella sua famiglia poropò parapà perepè e suo padre soprattutto piripì perepè intellettualmente ma perepè poropò, non emozionalmente purupù?"
"guardi che in fatto di comprensione perepè, cioè di comprendere i problemi dietro purupù parapà son sempre stata ferrata…

"Lei cosa sente perepè poropò purupù?"

"io sento ... piripì perepè poropò"
"Quindi lei capisce che suo padre perepè poropò piri …"
Interrompo con un (medio) sonoro "E cccchissenefrega!"
Silenzio.
Sorriso spontaneo.
Risposta: "giusto, chi se ne frega! … abbiamo finito!".

amoRd'amICoChenOnseialtro


...e non è poco!

Dicono che compiere cinquant’anni non sia una cosa così divertente (ma aiutami a dire … ) e che si ha l’impressione che solo l’altro giorno eri ventenne (ma aiutami a ripetere …) e che tutto, carta d’identità, codice fiscale, passaporto e l’unica silenziosa carta di credito, dice che il mezzo secolo è raggiunto. Si dice anche che questo dovrebbe deprimere (ma senza bisogno di aiuto si può dire …).
In realtà trattasi di STUPORE. Ti stupisci? Ti stupefai? Ti stupeferri?
A vent’anni non ti saresti mai sognato tante torte sulle ciliegine come si avvera adesso.
E questo si sa, lo sai … e allora SALLO!
Si dice anche che compiere cinquant’anni significa possedere un passato, una diversa percezione del tempo e conoscere la malinconia e i coinvolgimenti dei sentimenti … (ma se tutto questo dovesse rendersi claustrofobico, bene aiutiamoci a dire …)
Per cui, per quindi, per come, per quasi quasi, caro amore d’un amico che non sei altro, direi che per te i giochi sono appena iniziati.