mercoledì, maggio 30, 2007

martedì, maggio 29, 2007

venerdì, maggio 25, 2007

mercoledì, maggio 23, 2007

ricordare

nel 91 persi mio padre, nel 92 nacque mia figlia ... ... ... ... poi si perse Falcone ... poi Borsellino ... poi ricordo Occhetto che perse le elezioni nel 94 ... e vinse l'altro ... così io ricordo ... come la fine di un mondo



Paolo Borsellino: un ricordo di Giovanni Falcone
Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la
mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Francesca Morvillo stava accanto al suo
uomo con perfetta coscienza che avrebbe condiviso la sua sorte. Gli uomini
della scorta proteggevano Falcone con perfetta coscienza che sarebbero stati
partecipi della sua sorte. Non poteva ignorare, e non ignorava, Giovanni
Falcone, l'estremo pericolo che correva, perché troppe vite di suoi compagni
di lavoro e di suoi amici sono state stroncate sullo stesso percorso che
egli si imponeva. Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda
situazione, perché non si è turbato, perché è stato sempre pronto a
rispondere a chiunque della speranza che era in lui? Per amore! (...)
Falcone cominciò a lavorare in modo nuovo.
E non solo nelle tecniche di indagine. Ma anche consapevole che il lavoro
dei magistrati e degli inquirenti doveva entrare sulla stessa lunghezza d' onda del sentire di ognuno. La lotta alla mafia (primo problema da risolvere
nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una
distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche
religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza
del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale,
dell'indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità. Ricordo la
felicità di Falcone, quando in un breve periodo di entusiasmo, conseguente
ai dirompenti successi originati dalle dichiarazioni di Buscetta, egli mi
disse: "La gente fa il tifo per noi". E con ciò non intendeva riferirsi
soltanto al conforto che l'appoggio morale della popolazione dà al lavoro
del giudice. Significava soprattutto che il nostro lavoro, il suo lavoro,
stava anche sommovendo le coscienze, rompendo i sentimenti di accettazione
della convivenza con la mafia, che costituiscono la sua vera forza. (...)
[Questo brano è estratto dal discorso tenuto da Paolo Borsellino il 23
giugno 1992, ad un mese dalla strage di Capaci, alla cerimonia promossa dai
boy-scout della parrocchia di Sant'Ernesto a Palermo; il testo integrale è
nel libro di Umberto Lucentini, Paolo Borsellino. Il valore di una vita,
Mondadori, Milano 1994, alle pp. 256-258].

lunedì, maggio 21, 2007

domenica, maggio 20, 2007

mercoledì, maggio 16, 2007

martedì, maggio 15, 2007

Radio Controtorchio


sigla di testa che diventa tappeto musicale quando inizia l'intervista.

Radiocronista: Buonasera a tutti i nostri fedelissimi ascoltatori. Siamo qui a Radio Controtorchio e trasmettiamo la puntata relativa al tema "felicità e profumo" del programma del PDN. Ospite in studio un Distinto Saluto. Buonasera a lei.
Distinto Saluto: Buonasera, buonasera ...
R.: siamo molto onorati di averLa come ospite e prima di tutto Le chiediamo come si sente, se si sente a suo agio.
D.S.: non c'è male, grazie.
R.: ha bisogno di un bicchiere d'acqua? non so, un cordiale ...
D.S. fa lo spiritoso ...
R: mi scusi ... ma ecco, subito una domanda, Lei non accetterebbe mai un cordiale?
D.S.: ... mi vuole morto?
R.: bene il clima è caldo per proseguire ... Lei è uno dei più Distinti Saluti e degno delegato del nuovo movimento PDN
D.S.: più che un movimento è "a mòssa"
R.: ecco sì ... e noi ne approfitteremmo per entrare subito nel vivo ... come riappropriarsi dei profumi?
D.S.: Alle ore 20 scendere in cortile e stare ...
R.: Stare?
D.S.: fermi...
R.: e basta?
D.S. Basta... odorare e basta. Stare.
R.: la sua capacità dialettica è veramente da prendere in seria considerazione ...
D.S.: lascio volentieri le dispute dialettiche ai Cordiali Saluti che se ne fanno bandiera.
R.: è vero ... si distinguono nella competizione dialettica ...
D.S.: Lei mi provoca ... questa è una trasmissione faziosa ... sapevo che ...
R.: no mi scusi ma è stato Lei che...
D.S.: mi faccia parlare ...
R.: certo che la faccio parlare ... ma se ..
D.S.: guardi d'accordo ... allora se la mettiamo così ...
R.: mi scusi ... la domanda è I Cordiali Saluti si distinguono nelle dispute dialettiche si o no?
D.S.: chi si distingue son solo i Distinti Saluti ... e che non si faccia il giochetto dialettico di certa blanda propaganda cordialesca ... non c'è nessuna distinzione a vincere una disputa dialettica.
R.: quindi lei ritiene che le dispute dialettiche non si distinguono, neanche l'una dalle altre ...
D.S.: esattamente ... solo i Cordiali sono convinti che un gioco così comune possa arrivare all'evoluzione di questo mondo tutto tondo ...
R.: ... passiamo subito al secondo tema. Cos'è la felicità?
D.S.: tutto ciò che ha l'accento sulla A.
R.: ehm ... penso alla prima che mi viene in testa ... ehm ... sessualità?
D.S.: sì
R.: Tranquillità?
D.S.: sicuramente
R.: Castità?
D.S.: pure
R.: senilità?
D.S. : già ...
R.: già?
D.S.: lallallà ...
R.: infelicità?
D.S.: à ...
R.: à???
D.S.: eh ... à!
R.: pubblicità (solo 3 secondi restate con noi).

si abbassa la pressione? hai molta tensione? la vita è marrone?
BALLA DENTRO ... e ti sentirai meglio!
in soli 5 balletti interni potrai sentire le benefiche proprietà dei zompetti interiori.
Sei seduto davanti a un pc per 8/10 ore al giorno?
BALLA SEDUTO, BALLA DENTRO ... e la vita sarà più grande
test scientifici ne hanno dato prova
BALLARE DENTRO FA BENE

Siamo ritornati in studio ma purtroppo il Distinto Saluto è dovuto scappare per inderogabili impegni istituzionali. Vi ringraziamo pertanto per l'attenzione. Alla prossima puntata, sempre a Radio Controtorchio, la radio che ti segue, ti accosta, ti supera e poi inciampa. Buon proseguimento.

scena nelle stanze di regia:
Ci segua...No no ... Venga con noi... Perchè? non sono pazza ... dicono tutti così ... son solo fucina, foriera ... sì sì foriera... son donna desueta ... ci segua e basta ... DD donna desueta non conosce? ... venga con le buone ... ok dove andiamo? ... a Villa Arzilla ... che si fa lì? ... si gioca a carte ... con chi? ... con noi ... chi perde fa il caffè? ... sì, chi perde fa il caffè ...

lunedì, maggio 14, 2007

sabato, maggio 12, 2007

i titoli di testa più belli ...

di tutti i film visti in vita mia!

... questo è l'ultimo... giuro!

note di regia: il primo della trilogia sulla vendetta, nasce dal mio desiderio di affrontare il conflitto di classe nella Corea del Sud dopo aver fatto JSA, che tratta del conflitto che ha portato alla divisione tra Corea del Nord e Corea del Sud. Volevo evidenziare i due grandi problemi sociali dei coreani. (...) Ma dopo aver fatto, uno dietro l’altro, due film sulla vendetta, ho scoperto il mio io. Nell’esaminarlo, mi sono reso conto che l’eccesso di rabbia, odio e violenza diventavano un veleno mutando la mia anima in una terra desolata. Così volevo dire che avevo scartato la rabbia, l’odio e la violenza. Invece sono arrivato alla conclusione che avevo bisogno di una rabbia più “dolce”, un odio più elegante, una violenza delicata. Alla fin fine, volevo che la vendetta fosse un atto di redenzione, che la vendetta fosse portata avanti da una persona che voleva salvare la propria anima. È così che è nato Lady Vendetta. Park Chan-Wook

venerdì, maggio 11, 2007

il mestiere in lucido


Adesso che il clima di fiducia è così ben confezionato ... si può dire con certezza, con la riflessione che si è presi per ritornare alla ribalta ... (anni e anni? magari si è fatto finta di essere alla ribalta ma si era ancora in riflessione acutissima ... vè? comprensibilissimo!) dicevo... credo che il compito sottolineato nella lettera di assunzione ... cioè quella di tenere per quell'aria di creare aria (nuova) ... si sia abbastanza compiuto.
Si sente, si vede ...
dal clima di fiducia

la regia ha fatto, mi pare, il suo mestiere ...

REGIA: occhio esterno che può VEDERE tutte le potenzialità delle forze in campo, cioè le persone TUTTE, i mezzi TUTTI , gli scopi comuni TUTTI, gli scopi individuali TUTTI e trova la strada per arrivare a meta comune(come l'acqua dalla fonte al mare), la indica semplicemente perchè la vede e basta (poi l'acqua scorre da sé) e se le persone si fidano del loro sguardo esterno, danno segnale di aver capito e di essere abbastanza tranquilli per proseguire ... il compito dello sguardo esterno è finito. E' ogni volta che questo succede, anche l'occhio esterno si fa partecipe, è tutto un oscillare tra esterno e interno che richiede una certa centratura, è quasi un "portento" quando si arriva ... al mare! E' un mestiere che ha a che fare non con l'Arte con la A , ma con l'artigianato. E' anche un mestiere di servizio. Si serve. Servitori. E per questo anche serviti. Ben serviti. Artigianato appunto.

I registi bravi si fanno pagare ovviamente! (giustamente molto, dato i tempi così confusi dove il valore non è compreso e allora, sai che c'è ... mo' mi paghi! Quelli non bravi si fanno pagare ingiustamente).
Ci sono anche i registi sommersi, quelli che vogliono farsi servire, ma vogliono fare anche i registi, perchè a loro piace la parola, perchè li rimanda a qualche immagine atavica di personcina affacciata al balcone tutta tosta e tesa; si guardano da soli, da fuori ... stan lì tutti soli che fanno e si guardano; sono un vero pericolo perchè si nascondono tra gli attori e i tecnici e i fonici e tutto il resto! Loro vogliono controllare tutto, non possono vivere senza ordine e controllo.
Ci sono poi i registi generosi, quelli che si buttano, non hanno in realtà profondamente ancora deciso se vivere o morire (questo è in sintesi il fatto!) ... loro hanno come un vago pensiero che il gioco si faccia tra morire uccisi o morire suicidati, loro preferiscono morire UCCISI. Questo è in sostanza. E' un fatto di generosità con quel tanto di perverso. Quel perverso che viene innestato da una qualsiasi forma di trauma del cazzo, uno qualsiasi, anche uno di chiunque o uno di ogni 5 secondi ...
Questi una volta uccisi, si può piangerli o no ... rimpiangerli? forse, non importa a nessuno, tanto meno a loro che son morti, e continuano ancora per la loro strada come l'acqua dalla sorgente al mare!
I registi sono tanti.

Si faccia pure quel che si crede o che, ad andar bene, si sente!
Alla fine è pur sempre un investimento gradevole.

Tante buone cose.
Uno dei saluti migliori.

giovedì, maggio 10, 2007

six days

video musicale di : Dj Shadown, nato nel 1973 a Davis, California e Whong Kar-Wai nato nel 1958 a Shangai- Cina

mercoledì, maggio 09, 2007

comizio


libera interpretazione di un'addetta al ciclostile del pdn.
lallallà lallallà ... firulì firulà ... paraponzi ponzi pò ... ezùmb ezùmb ... lallallà!

L'addetta al ciclo(maconmolto)stile era in auto… imbottigliata sul ponte che portava dall’altra parte del fiume … tutto intorno macchine, bus turistici, motorini e cretini. Imbambolati o affrettati tutti chiusi nelle proprie scatolette, con l’anima affetta da stipsi.
L'addetta era in ascolto del comizio precedentemente ciclostilato (masempreconmoltostile):


Colleghi precari, siamo qui riuniti a stipulare un contratto a tempo indeterminato con l’eternità.
"io non so nulla" … è l’atteggiamento mistico di chi ignora la meta, di chi ama il viaggio, il percorso e ha la pazienza di perdersi nelle tappe. Ed è per questo che noi accogliamo con entusiasmo l’assenza apparente di una finalità. Solo ignorando, si arriverà zompettando da qualche parte che non ci è dato sapere, ma ci si arriverà…saltellando precari.
Cari colleghi siamo di fronte all’ineludibile arrivo che baldanzoso si allontana.
Ed è per questo che ci troviamo qui a ribadire la nostra posizione, semiforte e semovibile, che permetterà di dar voce bassa a tutto ciò che voce bassa non ha avuto in secoli di gridato determinismo e di ideologie manipolative. Tutto ciò, e noi lo sappiamo bene, non ha fatto altro che allontanare l’uomo dalle sue radici stabili di precarietà. Noi, cari colleghi precari, sappiamo che l’immanenza è dolce se accompagnata dalla gentilezza, e noi sappiamo esser gentili come pochi e come così e così. Questa la nostra caratteristica, questa la nostra scorza. Le nostra urla di dolore sono state rivolte solo al nostro fegato, perché erano presenti ben più possenti urla per l’aria. Cari colleghi precari … noi abbiamo creduto che la nostra tristezza non potesse mai uguagliare quella superfetante nel mondo. E di questo ci siamo vergognati in solitudine. Ma per questo dico, miei gentili ascoltatori, che è arrivato il momento di prendere lo spazio destinatoci. Sorridendo occuperemo i tempi e gli spazi interstiziali, i tragitti esentasse a cui nessuno fa caso e noi invece sì.
Gentili colleghi adottati a distanza di tutto il mondo, con orgoglio uniamoci e facciamo baldoria!

L'addetta parcheggiò, spense la radio"azzinostri" e a casa si trovò come un carciofo, su una sedia appena incontrata.

martedì, maggio 08, 2007

miao e roaarr


tu mi sottovaluti, del resto lo faccio io ... perchè non farlo anche tu?

e invece no ... solo io posso farlo!


tu mi sopravaluti, del resto lo faccio io ... perchè non farlo anche tu?

e invece no ... solo io posso farlo!

lunedì, maggio 07, 2007

domenica, maggio 06, 2007

sabato, maggio 05, 2007

io nerudo, tu nerudi, egli neruda ...


la sinfonia... 60 e più elementi che fanno la sinfonia... non so se vi è mai capitata la fortuna di assistere a un concerto sinfonico... uno si può anche addormentare in compagnia di 60 e più persone che suonano insieme... incredibile... cultura occidentale eh? mica pizza e fichi ...

da il "Framboliere entusiasta" di Pablo Neruda

Riempiti di me.
Desiderami, prosciugami, versami, immolami.
Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.
Voglio essere di qualcuno, voglio essere tuo, è la tua ora.
Sono uno che è passato con un salto sulle cose,
il fuggitivo, il sofferente.
Ma sento che è la tua ora,
l'ora che la mia vita cada a gocce sulla tua anima,
l'ora delle tenerezze che non ho mai dispensato,
l'ora dei silenzi che non hanno parole,
la tua ora, alba di sangue che mi nutre di angosce,
la tua ora, mezzanotte che mi passò solitaria.

Liberami da me. Voglio uscire dalla mia anima.
Io sono questo essere che geme, che brucia, che soffre.
Io sono questo essere che attacca, che urla, che canta.
No, non voglio essere così.
Aiutami a rompere queste porte immense.
con le tue spalle di seta disotterra queste ancore.
Così una sera crocifissero il mio dolore.
Voglio non avere limiti e levarmi verso quell'astro
il mio cuore non deve tacere oggi o domani.
Deve partecipare di ciò che tocca.
deve essere di metalli, di radici, di ali.
Non posso essere la pietra che si alza e non torna,
non posso essere l'ombra che si disfa e passa.
no, non può essere, non può essre, non può essere.
Allora griderei, piangerei, gemerei.
Non può essere, non può essere, non può essere.
Chi voleva rompere questa vibrazione delle mie ali?
chi mi voleva sterminare? che disegno? che parola?
Non può essere, non può essere, non può essere.
Liberami da me. Voglio uscire dalla mia anima.
Perchè tu sei la mia rotta. Ti forgiai nella lotta viva.
Dalla mia lotta oscura contro me stesso, nascesti.
Da me hai preso questo marchio di avidità non saziata.
Da quando li guardo i tuoi occhi sono più tristi.
Andiamocene insieme. Apriamo questa strada insieme.
Sarò la tua rotta. Passa. Lasciami andare.

Desiderami, prosciugami, versami, immolami.
Fa' vacillare gli assedi dei miei ultimi limiti.
E che io possa, alfine, correre in folle fuga,
inondando la terra come un fiume terribile,
sciogliendo questi nodi, ah mio Dio questi nodi,
distruggendo bruciando, abbattendo
come una lava folle, ciò che esiste,
correre fuori da me, perdutamente,
libero da me, furiosamente libero.
Andarmene,
Dio mio,
andarmene!

venerdì, maggio 04, 2007

ricordo


su invito dell'amico Egine, un ricordo che è anche un omaggio.

Questa foto è la foto rielaborata da me anni fa. E' una foto di mia nonna all'età di 18 anni. a quell'epoca mia nonna aveva già 4 figli. Ne avrebbe aggiunti altri due entro i suoi 25 anni.
Rimasta vedova di guerra a 28 anni, scappò da Taranto per paura dei bombardamenti, prese i suoi 5 figli (uno nel frattempo era morto di polmonite) e scappò nell'entroterra, verso le campagne perchè pensava di portare al sicuro i figli. Prese e partì da sola con l'ultimo dei figli che aveva 9 mesi e mia madre, la penultima 3 anni e "si rifugiarono" lungo la linea gotica... praticamente dove si svolgeva la guerra. E le sue rocambolesche avventure sono ancora piccole storie da raccontare a figlia e nipotine. Praticamente non ha fatto altro che scappare, scalzi tutti, affamati, derubati ... traumi generazionali, ma insieme a questa eredità, che in fondo possiamo considerare comune a moltissimi, la nonna aveva risorse, per salvarsi, per vivere, per gioire. Mi piaceva moltissimo.


La nonna, quando dormivo nel suo lettone alto, mi raccontava la sera la favola dei quattro scemi, in dialetto tarantino; mi divertivo, faceva le voci di ogni scemo... poi passava alle preghiere sempre in dialetto tarantino, una sulla madonna l'altra sull'angelo custode. E il padre nostro me lo ha insegnato lei.

Mi chiamava "Donna Cesìn" tradotto sarebbe "Donna Cesira" ... perchè ero delicata, mi diceva che Donna Cesìn si pungeva con la peluria della zucchina per quanto era delicata e che Donna Cesìn non sapeva da dove fare la pipì e quindi la faceva dagli occhi. Mi piaceva mia nonna. Mi faceva ridere tantissimo.

Mi diceva che io dovevo riconoscere e guardarmi da alcune tipologie di uomini e precisamente mi parlava di:
i carichi a chiacchiere: quelli che parlano molto, dicono di fare di essere e poi ... niente, non c'è niente.
i fregami dolce: quelli che sembrano buoni, gentili, carini, timidi, ma sono dei bastardoni che appunto ti fregano "dolce"
gli sparami in petto: sono quelli che si credono forti, che si armano e partono, ma poi non sanno impugnare un'arma, quelli col petto in fuori che mostrano potenza e che invece hanno molta paura.
i freddi in petto: son quelli che non mostrano emozioni, non piangono mai, non stanno mai male e non stanno mai bene. Non ridono, al massimo sorridono a mezze labbra e si ritengono superiori a tutto.

Insomma, sarà stato anche un caso, ma io li ho sempre distinti e me ne sono guardata. E c'è stato comunque un po' di casino lo stesso con gli uomini, ma per lo meno ...

Oggi però, nel mondo d'oggi, moderno e contemporaneo, questi uominimoderni e contemporanei che vedo in giro, questi giovaniuominimoderni e contemporanei, mi sembra rientrino in gran maggioranza nelle 4 tipologie indicatemi dalla nonna. E le giovanidonnemoderne e contemporanee mi pare si adeguino bene.
Non tutti, non tutte per fortuna.
E ricordo la mia cara nonnina con le sue risorse.

Ogni tanto e in particolari occasioni d'incontro con altre persone diceva "ti conosco pero" in dialetto e io non capivo questa storia del pero. Un giorno, che ero già bella grande, mi spiegò:
c'era una volta un contadino che aveva un albero di pero che non dava frutti, lo concimava, lo potava ... niente ... quindi lo tagliò e lo regalò alla chiesa.
Molto tempo dopo si trovò in brutte acque e un po' per concentrarsi e un po' per pregare andò in chiesa, si inginocchiò davanti ad un grande crocifisso e cominciò a fare le sue richieste d'aiuto.
Ma, ad un tratto, si accorse da un particolare che quel crocifisso era stato fatto dal suo pero, quello che non dava frutti e quindi si alzò di corsa, e cambiando tono disse "ti conosco pero!", smise di pregare e se ne andò.


mercoledì, maggio 02, 2007

aspè aspè ...


a. che dici?
b. Boh
a. ti sta piacendo?
b. Non lo so
a. che facciamo andiamo?
b. No aspettiamo un po’
a. Come?
b. Eh?
a. come?
b. Come?
a. come aspettiamo? La questione è sul “come” si aspetta …??il problema non è aspettare… è sul come ... ok aspettiamo, sì va bene
b. essì aspettiamo … e basta
a. come?
b. Come sempre
a. ah
b. …
a. …
b. (sospiro)
a. ci diamo un tempo?
b. Eh?
a. ci diamo un tempo … e poi andiamo via?