giovedì, marzo 12, 2009

rileggendo



... è che alle volte, a distanza ... le cose acquistano quel non so che ...
per esempio ...
(in attesa del ritorno della favella)

domenica, marzo 08, 2009

Sul Testamento Biologico - Dott. Nicola Glielmi

qui di seguito pubblico su richiesta (accettata), il documento inviatomi dal Dott. Nicola Glielmi, già pubblicato in Vertici, per darne ulteriore risalto.

Sul testamento biologico
del dott. Nicola Glielmi

Stiamo vivendo un momento caratterizzato dalla confusione delle parole per cui pane significa vino e vino significa pane, si vuole morto chi è vivo e vivo chi è morto. La confusione del linguaggio della torre di Babele è antica e tuttavia sempre attuale. Da ragazzo leggevo un quotidiano napoletano per appurare la realtà delle cose, la quale risultava esattamente contraria ed opposta a quella descritta nel quotidiano come in uno specchio deformante. Forse anche questo lontano esercizio mi ha aiutato nella mia attività professionale a vedere le cose oltre la loro apparenza.
Per il testamento biologico, quando non si voglia parlare di malafede, bisogna parlare di schizofrenia negli onorevoli medici del Parlamento Nazionale, sostenitori delle tesi propugnate nel disegno di legge a firma del cardiologo on. Senatore Raffaele Calabrò, che prevedono l’obbligatorietà della nutrizione artificiale con sondini, cannule e fleboclisi anche in soggetti che abbiano chiesto preventivamente che, in caso di coma protratto e irreversibile, venga sospeso il trattamento sanitario. Perché tale è la nutrizione meccanica e artificiale se non altro perché essa è realizzata dal medico e non dall’idraulico, o dal fornaio.
Mi hanno fatto destato molta perplessità le persone che portavano bottiglie d’acqua e panini con la mortadella ad Eluana Englaro. Al posto del padre Beppino, non so se avrei avuto la forza di resistere alla tentazione di imbracciare un fucile mitragliatore contro un’invasione non richiesta in un fatto personalissimo e dolorosissimo.
Anch’io posso avere delle opinioni e questa è soltanto un’opinione, carica di rammarico perché la maggior parte delle persone con tali riti propiziatori di bottiglie d’acqua e panini alla mortadella, non s’accorge che sta preparando, senza volerlo e senza averne coscienza, un nazifascismo peggiore di quello hitleriano a ben leggere “La Psicologia di massa del fascismo” di Wilhelm Reich. Ma non tutti conoscono questo scienziato, che anzi è diffamato quando non è tenuto nascosto, nel buio della caverna, quasi fosse il vaso di Pandora. Ma, forse, è il vaso di Pandora perché ha evidenziato tutti i malesseri dell’umanità di cui è responsabile soltanto l’uomo e nessun demiurgo.
Va, dunque, fatto un chiarimento sull’argomento e credo che soltanto il medico ha titolo per esprimere un giudizio. Non il filosofo perché esprimerebbe un’opinione pro o contro, ma non sarebbe pertinente perché il filosofo non è un competente nella materia. Altrettanto non pertinente e non competente sarebbe il giudizio del matematico, del fisico e del giurista. Né per trattare correttamente l’argomento può essere valido il criterio religioso per il semplice fatto che le religioni sono molte e diverse e ciascuna con relative componenti settarie che esprimono un pensiero metafisico diverso e contrastante.
Il tema, dunque, può riguardare soltanto la medicina perché è la medicina la branca del sapere umano che studia la biologia dell’uomo, la patologia, la nascita, l’evoluzione e la sua morte.
E cominciamo dal cardiologo. Codesto nella sua prassi professionale, a meno che in maniera del tutto schizofrenica o in malafede non intenda negarla in Parlamento, non può costringere, con un atto di forza, il suo paziente e contro la sua volontà ad eseguire un trattamento invasivo quale è l’angiografia o l’angioplastica, per gravi che siano le condizioni cardiocircolatorie del paziente. Altrettanto dicasi dell’internista che non può prescrivere una semplice fleboclisi contro il parere del paziente. Cito per paradosso l’ammalato ortopedico che in genere chiede l’ausilio meccanico per migliorare le sue condizioni di vita, per affermare che neppure il medico ortopedico può pretendere di impiantare un arto artificiale al suo paziente se a questi sta bene la sua zoppia. Ricordo in proposito che un signore avendo subito il trapianto della mano destra, dopo qualche tempo chiedeva che gli fosse ripristinata la condizione pre-impianto, perché non riconosceva come propria la mano trapiantata.
Voglio infine ricordare che, per esperienze millenarie dell’umanità, nessuno può proibire il suicidio a nessuno. Si potrà essere condannati a vivere come virgulti nella selva dantesca dei suicidi appesi al ramo di un albero come Pier delle Vigne e tuttavia la minaccia di una condanna pos-terrena non ha mai impedito al suicida di porre termine alla sua vita.
E qui va spesa una parola sull’ossimoro del suicidio del paziente psichiatrico. Lo psichiatra ha il dovere di scongiurare il suicidio del suo paziente non perché atto negatore della vita, ma in quanto si presume che non sia espressione di una libera volontà, ma di malattia mentale che comporta l’incapacità di intendere e di volere, e che merita, pertanto, d’essere curata.
Dovrebbero, pertanto, dichiararsi pazzi tutti coloro che, come Piergiorgio Welby, subiscono contro la loro volontà “un trattamento sanitario obbligatorio” con alimentazione artificiale ad oltranza, vissuta, tra l’altro, come tortura.
Ed entriamo nel cuore del problema: gli onorevoli colleghi medici, deputati e senatori della Repubblica, tutti internisti, cardiologi, dentisti, ortopedici, nefrologi, sono chiamati a decidere su problemi che esulano dalle loro competenze mediche perché la Morale, Dio e il Diavolo, quando incidono sulla sfera della salute degli esseri umani, sono argomenti propri della Psichiatra. Né mi pare che l’essere eletti dal popolo nel Parlamento Nazionale conferisca al medico una superiore conoscenza medica e per illuminazione dello Spirito Santo una specializzazione in psichiatria.
Va ricordato che tutti i medici, anche quelli che siedono in Parlamento, hanno giurato di “astenersi dall’accanimento terapeutico” e di servire fedelmente la Repubblica Italiana e le sue libere istituzioni, che in quanto tali non sono coercibili da alcuna morale religiosa! E dirò subito, senza equivoci, che la “libertà di coscienza”, già ampiamente prevista negli articoli della Costituzione, è spesso usata come un alibi con effetti criminosi, certamente non voluti dal legislatore.
Infine la considerazione più amara: non stiamo entrando in un regime fascista, ma in una Repubblica teocratica! Che dire, infatti, del digiuno quaresimale imposto nella scuole della capitale? Questa può anche essere una misura salutare (vedasi sacra Bibbia); ma il guaio è che, nell’anno 2009, non è imposta da preoccupazioni di igiene medica, ma, purtroppo, da fanatismo religioso. E se i genitori degli scolari musulmani che frequentano le scuole italiane pretendessero di applicare nelle scuole le regole dietetiche prescritte nel Corano?