martedì, febbraio 27, 2007

dall'alto


Ieri ero sul grande terrazzo dell’ufficio a fumare una sigaretta al sole. Guardavo i treni, le rovine romane,il grattacielo dell'albergo, gli indiani e i cinesi… dall’alto. E guardavo il grande lenzuolo rosso sventolante, senza attenzione specifica su nulla.


Il giorno dello spoglio, tutti in ufficio procedevano nel lavoro, ma tutti erano anche lì a collegarsi con repubblica on line per sbirciare i risultati parziali.
Allo scadere della giornata lavorativa si indugiava ancora negli uffici, come si fosse in presenza di un sottesso timore di tornare a casa, un lieve sentore di futura sofferenza aleggiava, e s’indugiava insieme per un patto silenzioso di sostegno. Alla fine ci ritrovammo tutti nella sala comune con il televisore accesso come tifosi dei futuri mondiali, aperti ad esternazioni libere, alla presenza di tutti, da ragionieri a manager, da stagiste a custodi e in presenza del grande capo, il capo dei capi, il mio super capo panzuto.
Proprio lui, alla fine, come per scaramanzia, con un impeto di entusismo che mal celava un’insofferenza, decise di far mettere al così detto runner d’azienda, quel enorme straccio rosso, un quadratone di tela rossa grezza (un vago sentire, un sapore di Allonsanfàn dei Taviani), sull’asta del nostro terrazzo d’azienda.
Ci congedammo tutti e ognuno tornò a casa; chi a dormire, chi a mangiare, chi a leggere, chi a cucinare, chi a soffrire davanti alla tv.

Mentre ieri ero lì a fumare la mia sigaretta al sole e le nuvole si muovevano al vento, mi si accosta la signora che fa yoga. Mi dice che finalmente quest’anno riesce a prendersi le ferie, che è da tre anni che non vede il mare.
Ah bene, dove vai?
Andiamo in thainlandia …
Bene, bello (chiedo con chi? No non m’interessa, l’importante è che non sia sola, non so perché, credo sia meglio, sì) …
E sì bellissimo, partiamo (forse DEVO chiederglielo) fra tre giorni … mare e in più corso di yoga … meglio di così?
Brava, sì… brava
Senti ti posso chiedere una cosa …
mi fa …
Che cosa è questa tela rossa che sventola? Che significa?
Significa ...
che il mare è mosso, e pericoloso nuotare con questo mare a meno che non si è bravi … e comunque ci si deve mantenere vicini alla riva …. è pericoloso!

domenica, febbraio 25, 2007

giovedì, febbraio 22, 2007

mi attengo











Siamo al centro di un triangolo i cui tre vertici sono: Sopravvivenza, Resistenza, Dissidenza

Non dobbiamo dimenticare né privilegiare nessuna di queste tre dimensioni.

Prima di tutto dobbiamo sopravvivere. E' ovvio, senza ciò nessuna resistenza ne' dissidenza sarebbe possibile.

Sopravvivere significa adattarsi al mondo nel quale viviamo. Sopravvivere significa adattarsi al mondo, ma non significa che dobbiamo approvarlo né aiutarlo a funzionare, al di là del necessario.

Dobbiamo accettare dei compromessi nell'azione concreta e quotidiana, ma senza accettare le compromissioni nel pensiero.

Già questa è una forma di resistenza. La resistenza mentale all'impresa del "lavaggio del cervello" da parte dei media e il dominio devastatore del "pensiero unico".

Dunque dobbiamo resistere... se pensiamo che siamo imbarcati in una megamacchina che fila a gran velocità senza pilota e quindi condannata a fracassarsi contro un muro.

Resistere significa allora, tentare di frenare, tentare di cambiare la direzione se è ancora possibile.

"Come", in verità nessuno lo sa.

Dobbiamo anche pensare di poter lasciare il bolide e saltare al momento opportuno: è questa la dissidenza.

Nei tre casi, il territorio, e il senso del limite sono molto importanti perché il patrimonio locale è la base della sopravvivenza, della resistenza e della dissidenza, così come è la sorgente del senso del limite.

Se la razionalità è legata alla trilogia "ingegnere/industriale/imprenditore", e da qui alla "dismisura", il ragionevole è legato alla trilogia "ingegnoso, industrioso, intraprendente", ed anche al territorio e perciò alla "misura", al senso del limite.

Se a breve termine la strategia della sopravvivenza è la più importante, a termine medio, lo sarà la strategia della resistenza e,a lungo termine, quella della dissidenza.

Serge Latouche

martedì, febbraio 20, 2007

domenica, febbraio 18, 2007

atti psicomagici


1.

Un terapeuta di quarant'anni ha un rapporto appassionato ma conflittuale con una donna che prova una grande aggressività nei confronti degli uomini, perchè ha visto il padre uccidere la madre (di lei) con il fucile da caccia che gli era stato regalato dal nonno (di lui). Come sedare l'odio per l'uomo che lei continua a proiettare su di lui?
Risp.: Va' a trovare la tua amica con un fucile da caccia caricato a salve e chiedile di spararti al petto. Terrai nascosto sotto la camicia un sacchetto di plastica pieno di sangue artificiale. Quando sentirai gli spari fa' in modo di sporcarti tutto di sangue. In precedenza avrai avvertito la tua donna che il fucile era caricato a salve, ma tieni segreto l'effetto del sangue. La vedrai esplodere in singhiozzi e abbracciarti. A partire da questo momento i vostri rapporti miglioreranno.
2.

Un giovane che ha le movenze, la voce e il volto di un bambino, dice di essere vittima di una "sofferenza esistenziale". Secondo lui, il motivo per cui non può uscire dall'infanzia per diventare un uomo è la madre, che l'ha concepito con uno sconosciuto.
Risp.:Hai ragione. Se tua madre odia gli uomini, tu, per non perdere il suo amore, rimani bambino. Vestiti come immagini possa vestirsi il padre che non hai mai visto. E sopra quei vestiti indossa dei vestiti da donna che hai rubato a tua madre. Va' a spasso vestito così. Non appena incontri una donna che ti piace guardala fisso e piano piano togliti i vestiti femminili mettendo allo scoperto l'abito maschile. quando avrai portato a termine l'azione, avvicinati alla donna e dille che ti piace. Magari ti rifiuta, magari ti accetta. vivi con piacere questa situazione. Più tardi colora una mela di nero e avvolgila negli abiti femminili. Attorno avvolgi anche gli abiti di tuo padre e va' a trovare tua madre: senza fornirle spiegazioni consegnale il pacchetto dicendo:" TI restituisco quello che mi hai dato". La mela nera simboleggia la tua angoscia esistenziale.


esempi di atti psicomagici tratti da "La danza della realtà" di Alejandro Jodorowsky

sabato, febbraio 17, 2007

reperto

Cercando di fare spazio nella mia casa, che ho l'impressione mi mangi a breve, (questa sensazione è diffusa un po' dappertutto negli aspetti "sparsi" della mia vita), ho trovato tante carte e cartuccelle con scritti, addirittura sulle ricevute delle bollette, che veramente non ricordo di aver mai scritto ...
Stralci di pensieri e pezzi di racconti. Si, ricordo di aver avuto sempre questa mania, scrivere di getto senza metodo, ma ... l'impressione che ne ho ricevuto rileggendo ha provocato in me una sorta di nausea. Di quella mi ricordo. Mi ricordo che ogni volta che rileggevo ciò che andavo scrivendo avevo nausea. Del resto questi scritti non eccellono in chissà quale tipo di scrittura. Non credo di aver mai scritto per "essere scrittrice", quindi non mi spiego il perchè di tutta questa nausea? La crudeltà mentale verso me stessa ha sempre aperto varchi in ogni dove. Giudizi, processi senza senso.
Mi sono chiesta cosa fare... buttare via tutto o selezionare? I vermetti della polvere pur esseri viventi sono, e migliorare la loro qualità potrebbe essere un punto di partenza per aver cura della vita! Ma è arrivata la figliola che leggendo una paginetta ferma sul pavimento insieme alle altre, si è messa a leggere e mi ha detto con il suo fare sul curioso-strafottente ... come va a finire?
(ecchenesò io? ... chiedilo a chi scrive, manco la conosco!)


7-mar '89

Era un uomo solare, l'avrei massacrato.
Un giorno glielo dissi e mi rispose che ne sarebbe stato onorato. Il suo amore avrebbe resistito fino a diventare una questione di onore, aggiunse. Era il via per metterlo alla prova; il mio interesse per il vivere era rinnovato.
Si diceva che avesse avuto molto problemi, una infanzia piuttosto infelice e traumatica; che fosse partito da una miseria disperante e che tutto da solo si era costruito una strada, un percorso per arrivare alla comune, apparente normalità.
Un bell'uomo e io ho sempre avuto pregiudizi sugli uomini belli, in sostanza non sono per me credibili, non li vedo, non li considero. Mi hanno sempre dato la sensazione della plastica Moplen.


Anch'io forse ero apparentemente di plastica Moplen; bella donna con tante difficoltà. Dalla facciata sicura ma profondamente infelice. Ero diventata brava nell'arte della distrazione, come tutti, ma io sapevo anche illudermi di non illudermi ... la mia testa era potente!

All'inizio lo osservavo con la sottesa speranza di veder smetite tutte le mie convinzioni, fin troppo radicate per essere facilmente smantellate. Anch'io a mia volta ero osservata. Uno sguardo imbambolato che in ritardo avvertiva lo scambio del mio con un sorriso accennato, molto patetico, insomma deludente. Nonostante mi rendessi conto che stavo lì con quell'atteggiamento intransigente, non riuscivo a capacitarmi del perchè non riuscisse ad avvicinarmi. Ero propensa a pensare fosse più che timidezza, quella forma di vanità e viltà maschile, che aspetta di avere un qualche minimo segnale di assenso per muoversi. Allora decisi. Avrei giocato e gli avrei offerto una serie di segnali diversi e contraddittori. Non avevo niente da perdere e tutto da guadagnare in distrazione.

Come avesse fatto a riuscire da solo? la mia curiosità era questa ... Da solo! Si può fare da soli? Senza nulla? ... guadagnava anche molto bene.
Spesso mi sentivo molto sola. Frequentavo amici fidati, pochi ma buoni, che amavano la mia compagnia. Il mio buon carattere, la sensibilità insieme alla sagacia, faceva di me un ottima compagnia. E io mi riconoscevo solo per questa immagine piuttosto che della mia reale di cui non conoscevo i contorni e fondamentalmente mi annoiava.

A sorpresa, un giorno, una telefonata:
"Ciao, sono Marcello, come stai?"
"Ah ciao... come hai avuto il mio telefono?"
"Non ho osato chiedere a nessuno di comune conoscenza, e quindi ho cercato per altre vie..."
"Altre vie?"
Risatina. "Non sai che esistono altre vie?"
Mi stava innervosendo, non mi piaceva questo sottofondo di sfottò che voleva essere anche simpatico ma, per esperienza sapevo che non era cosa buona, no no non lo era cosa buona.
"Allora quali vie?" tagliando corto.
notando il mio disappunto, con voce seria disse "... l'elenco..."

Fastidio, che fastidio!
"ah bene, cosa vuoi?"

Era partita malissimo ..."Niente... volevo solo... verificare che fossi viva..."
Che cosa voleva?
"Che significa?, certo che sono viva!"
"Sì scusa ... non so che dire... non immaginavo ... andasse così ... scusami ancora"
"No aspetta ... ma sono appena sveglia", in colpa, "e quindi non capisco e sono un po' scontrosa la mattina..."
"Io sono abituato a svegliarmi presto la mattina e quindi non so mai quando ... è il caso di disturbare con le mie ... con i miei saluti"
"Bene... allora?"
Senza scampo, non sapevo come uscirne e come salvarlo.
"Volevo salutarti, l'altra sera quando ci hanno presentato a casa di quello, il commercialista... come si chiama ... insomma mi hai colpito, non so perchè ... e allora ho pensato di chiamarti"

Deludente.
"E' cosa ti ha colpito?"
"Ma la tua estroversione, come dire , l'amabile socievolezza, per nulla affettata, la simpatia che elargivi a tutti, il tuo modo ironico di commentare ... non riuscivo a non osservarti ...""Ah ... e poi?"
"Beh, e poi ... sei anche bella ma ..."
"Ma... come ma?"
Il mio sorriso
"Mi affascinava la tua ..." interruzione
Il mio sorriso... il suo silenzio
"Cosa?"
"la tua falsità!"
Un tuffo al cuore, un'incazzatura improvvisa e poi un gelo.
"Cosa?" la mia voce fredda e distaccata.
"No, no ... non è una cosa negativa ... poi cos'è negativo e cosa positivo ... va bè ... scusami... volevo dire altro... ma stamattina non riesco a ..."

Rumori dalla sua casa, qualcosa squilla insistentemente.
"Scusami devo andare, scusami ancora, forse avrò occasione di spiegarmi, ma non era niente di chè, niente di grave ... devo andare"
"Aspetta un attimo, che fai mi lasci così? ma come ti viene in mente?"
"Ti richiamo, adesso devo andare..."
"No no ... non chiamarmi, nel caso chiamo io!"
"Ma io ... "
Chiusi il telefono con un liberatorio "Ma va a cagare!"

Curiosità.
Cosa voleva dire? bloccata in una domanda. Schiava di definizione. Cosa voleva quella mattina da me? Cosa voleva dirmi? Prigioniera di domande con e senza senso. Catturata in un meccanismo mentale.
...
L'avrei massacrato.

mercoledì, febbraio 14, 2007

facciamo ipotesi


cosa succede? non capisco bene ... ma cosa sta succedendo, o cosa sta per succedere?
perchè mentre io son qui che mi dico che nella vita, la mia, non cambia nulla nonostante i tentativi o le giornate illusorie di spicciola quotidianità umorale, avverto qualcosa che è come se non ascoltassi bene, come se le mie capacità di ascolto fossero nulle; qualcosa sta succedendo, ma cosa?
le mie capacità di ascolto ...
perchè dire "io ascolto" non vuol dire averne la capacità ... come per tutto!
inizierò, sin d'ora, da ipotesi ...
potrebbe essere una maniera di riappropriarmi di un'innata capacità umana
(poi passerò all'olfatto ... annuserò cosa succede! ... con capacità d'annuso).

domenica, febbraio 11, 2007

la bellezza ci dice ...



"Godevo di quella bellezza in modo un po' strano. Non era desiderio, non rapimento, e non piacere, quel che lei mi suscitava dentro: ma un'accorata, anche se gradevole mestizia. Si trattava di una mestizia indefinita, evanescente, simile ad un sogno. Non so perchè, sentivo una pietà di me stesso e di lei. E avevo nell'intimo un senso come se avessimo perso tutti un non so che di importante, di necessario alla vita, che oramai non avremmo ritrovato più.
E quanto più spesso la bellezza di lei mi balenava negli occhi, tanto più forte si faceva la mia tristezza. Io sentivo una pietà di me, di lei, di tutto.

Era un'invidia che io sentivo della sua bellezza? O era il rammarico che questa non fosse mia, e che io fossi per lei un estraneo? O confusamente sentivo che la sua bellezza era un caso, qualcosa di non necessario, e - come ogni altra cosa sulla terra - avrebbe avuto una breve durata? O forse la mia tristezza consisteva in quel sentimento particolare, che suscita nell'uomo la contemplazione della vera bellezza?"
dal racconto di A. Cechov "Bellezze"

sabato, febbraio 10, 2007

voglia di ballare



da sentire con casse stereo e dopo aver ... e ballando e domani poi ... zio!

mercoledì, febbraio 07, 2007

sabato, febbraio 03, 2007

sincronicità




sto per cadere nella fisica quantistica ... che mi si voglia bene lo stesso
le foto sono di Al & Al