domenica, settembre 30, 2007

chi sei tu?




Dunque, dimmi una cosa soltanto…
Ma chi cazzo sei?
No … scusami … dato che sono morta da quando tu sei morto … giusto per sapere di che morte sono morta … vorrei sapere chi sei … che cosa hai fatto nella tua vita, precisamente dai tuoi trent’anni ai cinquanta … questo ventennio, dato che è un ventennio in cui non si è più nella categoria “giovani” né nella categoria “maturi” … vorrei capire giusto perché sei morto appena dopo … e saperlo è importante perché, ripeto, mi sono trovata morta anche io senza sapere, (ancora non mi capacito!) e senza capirlo di essere morta. E vorrei capire anche cosa avresti fatto poi. Dopo il lutto per la tua morte, che è durato abbastanza, vivo il lutto di un morto che in fondo non è mai nato … vorrei capire se sei morto, un giorno, chi caspita eri, chi sei, chi sei stato … anche perché, lo ripeto, sono morta quando tu sei morto … ho notato sai che, mentre io ero al tuo funerale, tu non eri al mio … questo mi ha molto deluso! Mi sono molto dispiaciuta. Ho pianto … non so! Se ti sembra poco! … chi cazzo sei tu, papà?

venerdì, settembre 28, 2007

martedì, settembre 25, 2007

trasloco4



La radio trasmette la liberazione di ostaggi in qualche terra in guerra, l’apologia delle vite salvate, di quelle perdute e della bandiera nazionale e anche internazionale, in studio esperti, imam, giornalisti e alba parietti.
L’uomo e la donna sono tra gli scatoloni ed estraggono da una cassettina delle fotografie.


U: anvèdi … ah ah ah
D: che bellino che sei qui … piccolo piccolo scemo scemo …
U: tempi d’oro …
D: che bel sorriso aperto … nella macchinina a pedali … da strapazzarti di bacetti!
U: Auè … guarda cosa ho trovato!
D: ah … pensavo di averle fatte sparire tutte le foto di quella gita …
U: bella che eri … anche la tua amica era una interessante …
D: … quella vipera …
U: quante storie … è stata una piacevole conoscenza!
D: … na stronza!
U: maddai … ‘sagerata!
D: esagerata io? ah mo’ so io l’esagerata! È successo l’iradiddio da quando abbiamo avuto il piacere di quella “conoscenza” … come la chiami tu …
U: non si è vista più da allora … chissà dove è andata a finire?

La radio improvvisamente ha uno spostamento di frequenza e si ascolta un rosario in latino … uno sguardo di panico tra i due. La donna corre a posizionare la frequenza precedente.

D: a proposito … e noi? … dove andremo a finire?
U: perché dici “noi”? perché usi la prima persona plurale? …
D: ah … scusa!
U: alle volte dai troppe cose per scontate … cos’è superficialità la tua?
D: … … ripeto la domanda allora: dove andrai a finire? … … ammorìammazzato tuetuttalarazzatùa?
U: ahà! … … … mah … mi hanno parlato che in oriente si sta bene, sorridono tutti … hanno un sacco di problemi ma si sorride sempre … una terra dove c’è un casino della madosca … un mare di merda e nonostante tutto si sorride … in oriente … non come qui da noi che … che ci lamentiamo in continuazione e … capito come?
D: … sì
U: verresti con me?
D: a sorridere in un mare di merda? No … non ci tengo… …
U: … non capisci … reagire diversamente è importante alle volte, lì reagiscono così… con il sorriso …
D: … …
U: ho capito … non ho capito … va bè ho capito, tu dove andrai?
D: ‘azzi miei!
U: (guardando una foto)… un tempo eri solare …
D: infatti … adesso che è di moda essere solari … puff! Sono diventata … lunatica …

La radio trasmette pubblicità: … torna in forma in 30 giorni … spendi la metà … ordina il blocca grassi numero uno … la 5 porte più economica a solo … la vita non va in pensione dopo la pensione … per chi si attiva oggi gratis fino al … vai incontro al tuo futuro …

U: se io dovessi perdere per sempre il sorriso …
D:...?
U: … … …
D: … …
U: … … … … … … …
D: in quel caso raggiungimi …
U: …
D: corri da me ...
U:…
D: … lo facciamo insieme ...

lunedì, settembre 24, 2007

non tutti sanno che




Nella Papuasia in Nuova Guinea, i guerrieri arrivano in campo di battaglia in bicicletta. Parcheggiano i loro veicoli e combattono con archi, frecce e lance. Conoscono l’uso dei fucili, ma sanno bene che la loro piccola popolazione sarebbe decimata se li usassero. Amore della pace? No, ma ci sono limiti alla guerra. E’ che bisogna rendere la guerra artigianale. Questo è. Io sputo, per esempio!

Un tipo l’altro giorno mi ha letto la mano sinistra e destra e mi ha detto che dopo i 40 anni tutto andrà a gonfie vele per me, e io ho detto "benissimo ne ho 45" e lui mi ha detto "allora no, dopo i 50!".

Oggi uscendo dai tornelli della metropolitana ho sbattuto contro la sbarra di ferro … ho preso il senso contrario, quello per l’entrata … una botta incredibile, un dolore porca puttana!!! Ah porca puttana! Ho gridato. Livido, sicuramente un livido in mezzo alla coscia … cazzo, sono viva ancora … che sorpresa stamattina! Sono viva ho anche un livido … la sbarra mi ha toccato e ho un livido … cazzo sono viva! Ah ecco perché …allora sono "nasomaso"! ecco il perché del nasomaso! E dai uccidiamoci dai! Uccidi! Uccidiamo dai … uccidiamo uccidi ucciditi uccidimi ... così sentiremo vivo tutto! Tutto un vivo attorno!
La vita è una cosa meravigliosa!

sabato, settembre 22, 2007

lobotò mia


PERDUTO AMORE
Cosa ci resta dei nostri ricordi?
Cosa ci resta del nostro perduto amore?
Quando ci siamo lasciati eri alto, magro e muscoloso
con una folta chioma di capelli biondi.
Quando ieri ti ho rivisto eri un nano,
grasso, calvo e flaccido,
con due orribili baffi incolti e neri...
Ma perche' fingere di non riconoscermi?
C. Guzzanti
eh eh io son così ... io ih ...io .. ehèh!

venerdì, settembre 21, 2007

lobotomia


Questo amore Questo amore Così violento Così fragileCosì tenero Così disperato Questo amore Bello come il giorno E cattivo come il tempo Quando il tempo è cattivo Questo amore così vero Questo amore cosí belloCosì felice Così gaio E così beffardo Tremante di paura come un bambino al buio E così sicuro di sé Come un uomo tranquillo nel cuore della notteQuesto amore che impauriva gli altri Che li faceva parlare Che li faceva impallidire Questo amore spiato Perché noi lo spiavamo Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato Questo amore tutto intero Ancora così vivo E tutto soleggiato E' tuoE' mio E' stato quel che è stato Questa cosa sempre nuova E che non è mai cambiata Vera come una pianta Tremante come un uccello Calda e viva come l'estate Noi possiamo tutti e due Andare e ritornare Noi possiamo dimenticare E quindi riaddormentarci Risvegliarci soffrire invecchiare Addormentarci ancora Sognare la morte Svegliarci sorridere e ridere E ringiovanire il nostro amore è làTestardo come un asino Vivo come il desiderio Crudele come la memoria Sciocco come i rimpianti Tenero come il ricordo Freddo come il marmo Bello come il giorno Fragile come un bambino Ci guarda sorridendo E ci parla senza dir nulla E io tremante l'ascolto E grido Grido per te Grido per meTi supplico Per te per me per tutti coloro che si amano E che si sono amati Sì io gli grido Per te per me e per tutti gli altri Che non conosco Fermati là Là dove sei Là dove sei stato altre volte Fermati Non muoverti Non andartene Noi che siamo amati Noi ti abbiamo dimenticato Tu non dimenticarci Non avevamo che te sulla terra Non lasciarci diventare gelidi Anche se molto lontano sempre E non importa dove Dacci un segno di vita Molto più tardi ai margini di un bosco Nella foresta della memoria Alzati subito Tendici la mano E salvaci. Prevert o come cazzo si chiama lui!

eh eh eh ih ih ih uh uh uh vera donna io eh eh eh ih ih io femmina eh eh eh ih ih ih eh eh eh

bene così ... vai gira!

giovedì, settembre 20, 2007

performer

"Una persona vede l’evento; essa vede se stessa che osserva l’evento; vede se stessa mentre guarda altri che stanno osservando l’evento e che, forse, vedono se stessi che osservano l’evento. Così abbiamo la performance, i performers, gli spettatori e lo spettatore di spettatori; e il se che guarda se stesso, che può essere performer, o spettatore, o spettatore di spettatori."

Richard Schechner

lunedì, settembre 17, 2007

trasloco3


Stessa scena. Radio accesa. La donna è sola e passa l’aspirapolvere. Dopo poco questa si inceppa succhiando un calzino. Lei spegne e lo estrae, lo guarda ben bene e borbotta. Entra l’uomo. Lei mostra a lui il calzino.

U: … … si può dire "ti amo"?
D: … si può dire "ti amo"?
U: … tu non lo dici mai …
D: porta sfiga …
U: mah … adesso porta sfiga oh bella!
D: neanche tu lo dici mai …
U: Ti amo … ecco … fatto … tocca a te …
D: … … ti amo
U: ecco, hai visto? … fatto … finito!
D: finito?
U: sì … ... sì … ... ... è finita … … è finita, finita …
D: E' finita? ... ... È finita! Lo sapevo io …
U: … (gioca con il tubo dell’aspirapolvere)
D: … (cerca l’altro calzino sotto il letto)
U: …
D: ….
U: … ti aspirapolvero…
D: (guardandolo) … anch’io … ... ti aspirapolvero … … … tanto …
U: …
D: …
U:… … anche "tanto" porta sfiga … secondo me …
D: umff … (ricomincia a cercare il calzino mancante)
U: … tu … tu ... ... tu sei amabile … a tratti amante … poco amata … tu …
D: … ?
U: conosci la differenza tra "amabile" "amante" e "amata"?
D: (a mezza voce) … va fan culo!

La radio trasmette la canzone di Lucio Battisti "Il mio canto libero". Lui e lei se la canticchiano a tratti a bassa voce. Poi guardandosi la cantano a piena voce insieme.



sabato, settembre 15, 2007

performance



I teatri sono situati in una zona teatrale; le performance sono presentate negli interstizi della settimana lavorativa o durante i giorni di festa. Essendo un prodotto del processo mercantile, il teatro non può impedirne lo svolgimento nel suo interno, e siccome si rivolge alla classe media, non è suo interesse sviluppare una critica nei suoi modelli. L'area teatrale si limita a stimolare gli appetiti del consumatore, offrendo una serie di spettacoli, proprio come ogni spettacolo offre una serie di scene. Vi è una feroce competizione fra i diversi teatri, dovuta non all'acquisizione di premi, ma di clienti; e quando viene assegnato un premio, esso è utilizzato come veicolo ulteriore di propaganda. La maggior parte degli spettacoli registra un insuccesso (vale a dire che non attraggono acquirenti), ma eventuali successi si replicano fintantoché la gente è disposta a pagare, indipendentemente dalla loro qualità artistica. Per tutto questo il teatro col proscenio è un modello del capitalismo nella sua fase classica. Ora però che quest'ultimo si evolve nelle corporazioni, ecco che sorgono nuovi tipi di teatro. I centri culturali, le fortezze dell'arte, gestiti non da singoli impresari, ma da comitati di direttori, sono un esempio di conglometarismo. In alternativa a questi, i teatri environmentali - costruiti in spazi poveri e di passaggio, spesso in quartieri fuori mano - esemplificno un tipo di resistenza al conglomerato; ma i teatri environmentali resistono solo nelle pieghe della società contemporanea, ai margini come reietti.

Queste pieghe tuttavia non sono trascurabili, perchè corrono attraverso il centro reale e concettuale della società, simili a imperfezioni nella crosta terrestre. Nelle pieghe ci si può nascondere, ma sopratutto esse contrassegnano aree di instabilità, di disturbo e di cambiamento radicale sul piano sociale. In questo senso si persegue sempre un "cambio di direzione", non soltanto di tecnica. In tutto l'ambiente urbano, nei posti abbandonati, o non ancora reclamati, lavorano degli artisti isolati o dei piccoli gruppi. Anche negli apparati ufficiali, "apparentemente levigati", come le corporation e le università, esistono delle pieghe; cercatele, letteralmente, nei "posti fuori mano".

da "La teoria della performance" di Richard Schechner

giovedì, settembre 13, 2007

trasloco2


Stessa scena. Sempre lo stesso Uomo e la stessa Donna.
La radio trasmette il notiziario della Borsa. Caduta di Wall Street, londra tokyo etc. nasdaq mibtel etc.

U: senti riposiamoci un attimo … (interrompe l’incartamento degli oggetti)
D: … si sto per diventare scema …
U: sì …
(si siedono sulla branda)
D: mi sento vuota … a perdere ...
U: non temere ti riciclo io (ghigna e le si accosta)
D: … a perdere … a perdere
U: macchè a perdere, non si butta via nulla … che scherziamo!
D: la mia anima è da buttare … inutile, senza senso … non serve a niente
U: me la dai?
D: darti l’anima … eh… te la do te la do … te la do? …
U: non so ... me la dai o non me la dai?
D: te la do ... cosa? ... ???
U: …
D: … … … ma che vuoi?
U: … …
D: … … … ma è possibile che con te non si riesca a condividere qualcosa che parli di sensazioni di pensieri in questa nostra situazione sarebbe magari necessario e invece tu fai il cretino come tutti i pari tuoi che tra l’altro che espressione ancora con queste espressioni da scemi che non lo so che li sento gli altri tutti impettiti e a modino e anche di una certa età che ancora che parlano in questa maniera che si riferiscono tra di loro “vedi quella? Ladà” “no caro tempo sprecato, quella nonladà” che non vi conosco e che noia infinita che una si può anche sforzare a prenderla a ridere ma che due palle alla fine che credi che non sappia che anche tu non differisci che non ti viene minimamente in mente che una fa in modo di farsele piacere le cose e che invece sono cadute e ricadute in soliti ruoli in soliti giochi e che poi mi sento anche io noiosa a fare quella che ribatte e che discute e che protesta e che si annoia ma questo perché è tutto un innesco che va a catena che…
U: Stop stavo scherzando … scherzavo … stop … scherzavo scherzavo!
D: …
U: non capisci mai quando scherzo e quando no … … … facciamo così : quando alzo il braccio destro sto scherzando quando alzo il braccio sinistro sto parlando sul serio … ok? … così ci capiamo, eh? che dici?
D: … è che sono così nervosa …
U: ti stanno per arrivare? ... beh buono … … … …
D: …
U: (alza di colpo il braccio destro)
D: te la do o non te la do … potresti prendertela e basta …
U: eh? … alzato la destra?
D: no dico che potrebbe andare anche così …
U: io? di mio? …
D: perché no?
U: già fatto …
D: ??? … quando?
U: due minuti fa … non te ne sei accorta … sono molto veloce … non voglio dar fastidio …
D: ???
U: (alza il braccio destro)
D: forse davvero mi stanno arrivando … (esce dalla scena)

In radio parla una sessuologa della caduta della libido. L’uomo inizia a calciare una palla che si è fatto con i giornali.

mercoledì, settembre 12, 2007

trasloco


Una stanza con scatoloni d’imballaggio, sul pavimento carte di giornale, lenzuola bianche come sfondo e quinte ai lati della scena, una branda da una piazza e mezzo, un televisore, uno stereo. Sulle lenzuola immagini video su esterni. Radio accesa: musica notiziari e pubblicità. In scena un uomo e una donna. L’uomo dorme sulla branda. La donna imballa oggetti nella carta di giornale. Ogni tanto si sofferma a leggere qualche notizia stampata.
La radio trasmette l’oroscopo. Dopo il segno della bilancia, l’uomo si sveglia.

U: cosa ha detto della bilancia?
D: ah … sei sveglio? … non ci ho fatto caso …
U: (ricade all’indietro sul letto) che fai?
D: indovina …
U: a che ora ti sei svegliata?
D: presto, non riuscivo a dormire …
U: perché?
D: indovina … … ho visto la marcia dei pinguini … alle 7 stamattina era su sky
U: l’ultima cosa da imballare sarà la televisione …
D: mi sembra una buona idea … insomma che storia 'sti pinguini! Le femmine dopo aver fatto una marcia lunghissima depongono le uova e le lasciano ai maschi che le covano e poi … 'ste femmine ripartono, ritornano indietro per cercare cibo … e i maschi sono lì fermi fermi a morire di freddo e di fame … a covare … ma devi vedere che carini!!!
U: … e il tuo oroscopo che ha detto?
D: niente … ho Venere come amica ma la Luna invece ce l’ha con me … … … tu sei felice di essere Bilancia?
U: … … …

martedì, settembre 11, 2007

niente

1970 ... con i miei, visto in piedi ... un tempo si vedevano anche in piedi i film!

lunedì, settembre 10, 2007

il caffè di una domenica



Dopo la pennichella pomeridiana ci incontriamo in cucina io, mia madre e mia sorella. Mia sorella ha scovato nel disordine della mia libreria, un reperto del '77. Un librettino rosa che al ginnasio ci passavamo tra i banchi io e le mie compagnuccie.
"E' forte 'sto libro!" ha detto mia sorella, mentre io approntavo la macchinetta per il caffè. "Ma dove l'hai scovato ... ma tu guarda!" le dico io. "Cos'è?" fa mia madre mentre risolve un cruciverba a schema libero. E mentre l'adolescente chattava con msn nella sua stanza e 2 nipotine di 7 anni cadauna giocavano con 18 personaggi immaginari nella camera da letto, mia sorella inizia a leggere ad alta voce un brano.
"L'uomo che non sa nè dialogare nè amare, lavora. Scava buchi poi li riempie. Le donne sognano attività coinvolgenti, significanti, capaci di soddisfare la loro sensibilità, ma per mancanza di occasione e di competenza, preferiscono bighellonare e perdere il loro tempo come meglio possono: dormire, giocare a carte o alla roulette, procreare, leggere, passeggiare, sognare ad occhi aperti, mangiare, guardarsi e toccarsi, inghiottire pasticche, andare al cinema, andare dall'analista, viaggiare, allevare cani e gatti, far le lucertole sulla spiaggia, nuotare, guardare la tivù, ascoltare musica, ridipingere l'appartamento, cucire, annaffiare piante, frequentare night e balere, "arricchirsi la mente" (seguendo dei corsi), "rimpinzarsi di cultura" (conferenze, teatri, cinema d'autore). Perciò molte donne, anche quando raggiungono la piena parità economica con l'uomo, preferiscono continuare a farsi mantenere da un maschio o a battere, piuttosto che passare otto ore al giorno a fare per altri un lavoro noioso, cretino e assolutamente non creativo che le fa diventare peggio di bestie e macchine; a meno che qualche lavoro "interessante" non le trasformi, nella migliore delle ipotesi, in complici della merda ambiente. A liberare le donne sarà la distruzione totale del sistema basato sul lavoro e sul denaro, non il raggiungimento della parità economica dentro questo sistema*"
"Emmò?" esclama mia madre.
"Emmò?" fa mia sorella.
"quanto di zucchero?" domando io.

giovedì, settembre 06, 2007

pensieri tra Totò e me


Vorrei ritornare in campagna.
Totò: vado a soffrire in campagna, è l'unica.
Mi sento ferma, alle volte in trappola.
Totò: in galera l'aria, quando riesce a passare, è ottima
Il lavoro che non va.
Totò: il lavoro: una vita sotto la dipendenza di un uomo qualunque
Magari rimettermi in gioco ... io, con questa faccia!
Totò: Ognuno ha la faccia che ha ma qualche volta si esagera
Dovrei ricominciare a pensare cosa fare ma...
Totò: coraggio ce l'ho. E' la paura che mi frega.
Del resto le mie riserve finanziarie si assottigliano.
Totò: chi dice che i soldi non fanno la felicità, oltre a essere antipatico, è pure fesso.
Intanto ho iniziato a fare il solito tragitto: ufficio casa casa ufficio
Totò: la sua vita si svolge tra casa e chiesa ... e vabè, ma nel tragitto che succede?
Forse è solo un imparare a saper fingere
Totò: io quando fingo fingo sul serio
Bisogna rimettere in circolazione delle idee
Totò: modestamente, la circolazione ce l'ho nel sangue
Forse dovrei arrabbiarmi sul serio
Totò: quando mi vengono i cinque minuti puzzo ... puzzo di carattere
Sentire che si ha ormai una certa età ...
Totò: io sono un minorenne anziano
Riacquistare poteri contrattuali
Totò: il ricatto, qualche volta, serve
Non ho più nulla?
Totò: posseggo solo cose inutili ... ma non è colpa mia
Forse no, ho ancora qualcosa
Totò: questa è la civiltà: hai tutto quello che non vuoi quando non ti serve
Rivolgermi alla famiglia
Totò: come è gentile per essere una parente: sembra un'estranea
Mi sento anche presa in giro
Totò: Cavaliere, nessuno vuole farla fesso ... non c'è bisogno.
Devo farmi venire qualche idea
Totò: Hai un'idea? tu? è mai possibile?
Forza e coraggio, sù sù bisogna combattere
Totò: la vita è una lotta continua e discontinua
“Egizi, noi abbiamo lance, spade, mortaretti, tricche tracchi e castagnole. E con queste armi potentissime spezzeremo le reni…a chi..?...a Maciste e i suoi compagni, a Rocco e ai suoi fratelli…Armatevi e partite!”. Totò contro Maciste

martedì, settembre 04, 2007

5 motivi per tenere un blog

I 5 motivi per tenere un blog a gentile richiesta di Egine.

Al primo posto metterei l’invenzione della tenda igloo, cha ha sostituito del tutto la macchinosa canadese,voglio dire da quando esistono le piattaforme, aprire un blog è semplicissimo, e perciò l’ho fatto. (è evidente, qui ho copiato ... mi piaceva,va bè, non lo faccio più!).
Ricomincio. Me lo chiedo ogni tanto, il motivo, i motivi. La risposta varia da un giorno all'altro. Fu un suggerimento di un ... amministratore delegato; me lo suggerì come a dire "non ti rimane che questo!", con questo tono un po' sprezzante che a me ha fatto sorridere. Era così palese quel gusto di essere un po' , come dire, non vorrei dirlo ... insomma l'ho ascoltato.
Inizialmente questo blog è nato come blog collettivo. Ai tempi ero convinta che si era perso, generalmente, il gusto e il divertimento di "fare le cose insieme" ... che fare le cose insieme, un lavoro, un progetto, una famiglia, un figlio, un gioco, una gita, una vacanza, una qualsiasi cosa ... era diventata cosa terribilmente troppo innaturalmente e claustrofobicamente "seria". Troppo piena di contenuti impropri, posseduti in proprio come modificazione (o mortificazione) genetica. Risultando in realtà aleatoria e poco seria. E, con presunzione probabilmente, imputavo a tutto questo il mio e anche il generale "declino" che leggevo intorno. Quindi, dicevo, un blog collettivo, con persone scelte un po' a caso. Ecco perchè "i ciechi con l'elefante" ... mi sembrava un buon titolo per una cosa del genere ed era stato approvato. Ma è stata una manovra ingenua, molto. Non è così che si fa. E non si fa a caso. E forse era anche, ai tempi, una sottesa forma di protezione per le mie azioni. Poco male. Nessun dolga! Nessun dolga!
Nessun si è "doluto", anzi il confronto è rimasto con gli antichi "contributors". Con un po' più di spazio.
E' questo è il secondo punto. Lo spazio. La necessità di creare spazio tra le comunicazioni. E per comunicazione intenderei tutte le forme immaginabili. Parole, immagini, gesti, contatti, pensieri, sentimenti, sensi etc. Perchè davanti a una fitta foresta amazzonica di comunicazioni ... io non entro, mi escludo, mi autoescludo e quindi non c'è niente alla fine che mi comunichi veramente. Quello che mi arriva, quello che mi tocca è il nulla, il niente. Che sia una strategia quella che si è creata per fare in modo che gli umani tutti possano illudersi di non morire? Così da non vivere mai? Un metabolismo impazzito. Dicevo spazio nella comunicazione, ma intendo dire anche spazio nella "dipendenza" da comunicazione. Io mi trovo contraria alla demonizzazione della dipendenza. Solo che ho necessità nelle mie "dipendenze" di comunicazione anche delle naturali e opportune "distanze". Io demonizzo non la "dipendenza" quanto la mancata e persa capacità di creare "armoniche distanze"in essa. La paura della distanza mi allontana da tutto. Rende la dipendenza una malattia. Insomma, ritornare all'"interdipendenza" di tutti i fenomeni, ritornare ... a casa, nel mondo. Guarire. E vanificare anche un'idea probabilmente distorta dell'"American Dream", del "mi sono fatto tutto da solo" declamato dal nanerottolo improvvisatore di turno. Vanificarla in me, canzonarla in me questa idea che non sta in piedi, che è la più grande menzogna che si è costruita nella mia storia. Neanche la più piccola parte di un atomo vive di per sè e di sè! Interdipendenza di rapporti e di comunicazioni. Distanze interne per lo spirito critico e le capacità di valutazione. Le capacità di scegliere di volta in volta cosa nutrire e come farsi nutrire. Da quale parte, da quale cosa. C'è anche la questione di essere visti non visti. E di vedere senza essere visti che potrei demonizzare. Ma ho scoperto che anche su questo ho precostituito e precostruito in termini di giudizio le mie osservazioni. Molto spesso in realtà la nostra azione (in questo caso quello di scrivere) è molto più efficace oltre che più giocosa quando ha uno sguardo esterno che "ha cura". Ho l'immagine del bambino che succhia il latte dalla madre, e che ha bisogno sia di guardarla e sia di essere guardato per rassicurarsi e "godere". E conoscere quanto sia importante in termini vitali questo gioco è cosa da ricordare. Bene, costruire lentamente una rete di rapporti che "hanno cura" per quanto è possibile, ... non è niente male. C'è anche l'idea di essere liberi di liberarsi di sè, da sè ... ma ... mò mi so scucciàt! Ecco concludo dicendo che per i motivi suddetti, il blog è una palestra, dove mi alleno a riappropriarmi di alcune questioni. Un segno di riappropriazione.
Una volta ho confessato all'amministratore delegato che ... sentivo una pesantezza tale quel giorno da considerare il fatto che vivere non valesse molto la pena ... lui mi ha risposto "prima di morire rivelami la password per il tuo blog ... lo tengo in vita io!".
e adesso una canzone ... passando la palla a: GioGrillo, Numerabile, Darioskj, Imprecario, freesud, ovviamentissimamente liberi di non proseguire il gioco!

domenica, settembre 02, 2007

ci vuole una festa


Dopo dodici giorni di traversate, dopo ansie in città straniere dove lo svago avrebbero dovuto farmi dimenticare quelli che più cari stringono il mio cuore, all'arrivo in porto ove mi attendevo un fascio di corrispondenza trovo un bigliettino. L'apro con trepidazione credendo si trattasse di qualche biglietto da visita, di qualcuno che forse mi dovrebbe sfidare a duello,
invece ... oh meraviglia, esso è tuo.

"Mamma grumetto di indifferenziata nientità ... ". Lo sapevo che tutto ciò che leggo e riferisco alla mia piccola sardina adolescente, può essere usato contro di me. Sono arrivate mia sorella e mia madre a portare via mia figlia. Ha resistito 5 giorni. Non male. Cinque giorni su sette è un buon risultato. Insomma anche il mio tesoro era qui. E' arrivato e ha detto "NO!". "Tu che dici?" "Io dico no!" ... ho preparato un caffè, preso in fretta, tutta una fretta, un corri corri, come se fossero troppo vicini gli incendi. Il suono del "No" mi è risuonato per l'intera giornata. Con un accenno di armonico, come un fischio, un violino in lontananza. Sono andati via. Ho pensato che la mia vita disattende tutti. "Oggi hai uno sguardo intenso, sei intensa" mi hanno detto poi ... davvero? io oggi non vedo bene, non vedo niente. Mi sento vuota e un po' triste. Per fortuna sono qui. Mi sento molto meglio all'aperto, in campagna. Il teacher tedesco sembra mi spii, me lo ritrovo a passare sempre dove io sono, sull'amaca, in casa, sotto il gelso, in cucina, impossibile non accorgersene ... e allora gli chiedo "come stai?" e mi risponde in inglese "io vivo e la vita è meravigliosa, è amore, io amo" ... sorrido allontanandomi, mi tengo alla larga. E' singolare come chi ha necessità di vicinanza, di appartenenza a qualcosa, ai luoghi, alle persone, usi parole e frasi che allontanano, che rendono l'ansia e il desiderio ancora più forte e inappagato. Alla larga. Faccio una prova. "Come stai?" chiedo a una ... mi risponde "bene, forse c'è troppo vento". Ecco, così sì. E' come se andati via i miei cari, mi accorgessi per la prima volta che c'è un sacco di gente intorno a me, che non ho scelto, di cui non conosco storia ... e di cui a dire la verità poco m'importa. Il che può essere non vero, dato che non le conosco. Che vite sono? Che fanno? Oggi ho scattato foto e mi sono mossa poco. Sento il bisogno di ferie. Quando iniziano le ferie? A tavola, a Germana ho chiesto "ma chi sono tutti questi?". Lei ha riso. "Ci vuole una festa" ho aggiunto. Lei ha approvato. Il vino c'è, il gelato pure ... alla musica danzereccia ci penso io. E vai! Stasera facciamo festa!