I 5 motivi per tenere un blog a gentile richiesta di Egine.
Al primo posto metterei l’invenzione della tenda igloo, cha ha sostituito del tutto la macchinosa canadese,voglio dire da quando esistono le piattaforme, aprire un blog è semplicissimo, e perciò l’ho fatto. (è evidente, qui ho
copiato ... mi piaceva,va bè, non lo faccio più!).
Ricomincio. Me lo chiedo ogni tanto, il motivo, i motivi. La risposta varia da un giorno all'altro. Fu un suggerimento di un ... amministratore delegato; me lo suggerì come a dire "non ti rimane che questo!", con questo tono un po' sprezzante che a me ha fatto sorridere. Era così palese quel gusto di essere un po' , come dire, non vorrei dirlo ... insomma l'ho ascoltato.
Inizialmente questo blog è nato come blog collettivo. Ai tempi ero convinta che si era perso, generalmente, il gusto e il divertimento di "fare le cose insieme" ... che fare le cose insieme, un lavoro, un progetto, una famiglia, un figlio, un gioco, una gita, una vacanza, una qualsiasi cosa ... era diventata cosa terribilmente troppo innaturalmente e claustrofobicamente "seria". Troppo piena di contenuti impropri, posseduti in proprio come modificazione (o mortificazione) genetica. Risultando in realtà aleatoria e poco seria. E, con presunzione probabilmente, imputavo a tutto questo il mio e anche il generale "declino" che leggevo intorno. Quindi, dicevo, un blog collettivo, con persone scelte un po' a caso. Ecco perchè "i ciechi con l'elefante" ... mi sembrava un buon titolo per una cosa del genere ed era stato approvato. Ma è stata una manovra ingenua, molto. Non è così che si fa. E non si fa a caso. E forse era anche, ai tempi, una sottesa forma di protezione per le mie azioni. Poco male. Nessun dolga! Nessun dolga!
Nessun si è "doluto", anzi il confronto è rimasto con gli antichi "contributors". Con un po' più di spazio.
E' questo è il secondo punto. Lo spazio. La necessità di creare spazio tra le comunicazioni. E per comunicazione intenderei tutte le forme immaginabili. Parole, immagini, gesti, contatti, pensieri, sentimenti, sensi etc. Perchè davanti a una fitta foresta amazzonica di comunicazioni ... io non entro, mi escludo, mi autoescludo e quindi non c'è niente alla fine che mi comunichi veramente. Quello che mi arriva, quello che mi tocca è il nulla, il niente. Che sia una strategia quella che si è creata per fare in modo che gli umani tutti possano illudersi di non morire? Così da non vivere mai? Un metabolismo impazzito. Dicevo spazio nella comunicazione, ma intendo dire anche spazio nella "dipendenza" da comunicazione. Io mi trovo contraria alla demonizzazione della dipendenza. Solo che ho necessità nelle mie "dipendenze" di comunicazione anche delle naturali e opportune "distanze". Io demonizzo non la "dipendenza" quanto la mancata e persa capacità di creare "armoniche distanze"in essa. La paura della distanza mi allontana da tutto. Rende la dipendenza una malattia. Insomma, ritornare all'"interdipendenza" di tutti i fenomeni, ritornare ... a casa, nel mondo. Guarire. E vanificare anche un'idea probabilmente distorta dell'"American Dream", del "mi sono fatto tutto da solo" declamato dal nanerottolo improvvisatore di turno. Vanificarla in me, canzonarla in me questa idea che non sta in piedi, che è la più grande menzogna che si è costruita nella mia storia. Neanche la più piccola parte di un atomo vive di per sè e di sè! Interdipendenza di rapporti e di comunicazioni. Distanze interne per lo spirito critico e le capacità di valutazione. Le capacità di scegliere di volta in volta cosa nutrire e come farsi nutrire. Da quale parte, da quale cosa. C'è anche la questione di essere visti non visti. E di vedere senza essere visti che potrei demonizzare. Ma ho scoperto che anche su questo ho precostituito e precostruito in termini di giudizio le mie osservazioni. Molto spesso in realtà la nostra azione (in questo caso quello di scrivere) è molto più efficace oltre che più giocosa quando ha uno sguardo esterno che "ha cura". Ho l'immagine del bambino che succhia il latte dalla madre, e che ha bisogno sia di guardarla e sia di essere guardato per rassicurarsi e "godere". E conoscere quanto sia importante in termini vitali questo gioco è cosa da ricordare. Bene, costruire lentamente una rete di rapporti che "hanno cura" per quanto è possibile, ... non è niente male. C'è anche l'idea di essere liberi di liberarsi di sè, da sè ... ma ... mò mi so scucciàt! Ecco concludo dicendo che per i motivi suddetti, il blog è una palestra, dove mi alleno a riappropriarmi di alcune questioni. Un segno di riappropriazione.
Una volta ho confessato all'amministratore delegato che ... sentivo una pesantezza tale quel giorno da considerare il fatto che vivere non valesse molto la pena ... lui mi ha risposto "prima di morire rivelami la password per il tuo blog ... lo tengo in vita io!".
e adesso una canzone ... passando la palla a: GioGrillo, Numerabile, Darioskj, Imprecario, freesud, ovviamentissimamente liberi di non proseguire il gioco!