giovedì, agosto 30, 2007

lumachina


Si passa molto tempo a pensare da dove nasce quel disagio esistenziale, cercando cause ed effetti nel passato, in quel che non è stato e che noi presumiamo avrebbe dovuto esserci, e magari … è solo tempo perso. Tutto un tempo dovuto per capire che è solo perso.
Questo è stato il pensiero davanti alla lumachina dove son solita in questi giorni fumare la mia sigaretta da meditazione. Un tempo meditavo nel vero senso della parola, con le prassi accreditate da secoli, da un anno non più, in minimissima parte. Forse è metabolizzata.
Il fatto di riconoscere che sotto la pelle, i muscoli, i nervi e tutto il resto c'è il mio scheletro e che questo ha una sua forza nel movimento, mi ha portato a questo pensiero. Infatti sento di muovermi molto meglio. E questo è il pensiero: ho perso tempo.
Intanto ho mal di testa. Forte, che non voglio combattere adesso con medicine. Mi dò un termine: da domani, se non smette, adopererò qualsiasi cosa... anche la morfina, cribbio! Cribbio?C'è un vento fortissimo. Suona il gong. Il teacher tedesco/londinese imperversa con le sue manie di protagonismo e le sue smanie di riconoscimento eccessive. Mi chiedo qual'è la sua vera preoccupazione, non dovrebbe avercene. Del resto in questa area aperta e di serena libertà di essere quel che si è, si può perdere l'equilibrio della ragione. Un pochino credo rischino specialmente i teachers. Investiti tra sè e sè chissà da quali responsabilità! Ma le competenze che ha costui nel lavoro sono molto interessanti, tutto il resto è solo un contorno di cui non intendo usufruire. E forse sono solo osservazioni sbagliate. E' che ho mal di testa, "non ho la capa"!

un sms: "non rispondi? che fai? noi siamo a Metaponto, ci raggiungi?"
eh ... va bè ... più tardi...

La mattina si è lavorato sulle anche e le creste iliache (creste iliache, mi piacciono questi termini), nel pomeriggio scapole. Mi piacciono le scapole. Le ali. Ho sempre pensato alle ali alla vista delle scapole. Come se in fondo fossimo tutti dotati di ali. Riesco a muovermi sempre più liberamente. E infatti mi muovo, se non fosse per questo accidenti di mal di testa ... che mi fa smettere e mi fa sedere sul divano sotto il noce a guardare gli altri. Penso. Ma quanto pensi? Pensi sempre? E cosa devo fare? Penso: "porca miseria, ho voglia di muovermi e la testa mi fa male, maledetta testa, maledetta testaccia scema e vuota che mi deve impedire sempre tutto!" Questo penso. Poi ... un attimo di vuoto ... e poi ancora una frase chiara: IO SONO UN MAL DI TESTA. Bene, benissimo, io sono un mal di testa. E adesso danzerò come può danzare un mal di testa. Rientro e inizio a improvvisare. Prima con la giovane olandesina e poi con il bruxellese. Alla fine il teacher tedesco mi dice indicandomi "Pina Bausch!" chi? io? intanto il mal di testa è sparito per sempre. Per sempre. Stupefacente. Domani tornerà.
E' domani. Niente mal di testa. Sento che il mio corpo è troppo grande, in lunghezza e larghezza. Se spalanco le braccia mi sento di poter far mio l'intero panorama. Troppo grande il corpo. E mi accorgo di avere questa percezione da sempre. Troppo grande per il mio carattere. Da contenere. Da sempre contenuto. Mah! Non è semplice questa faccenda del corpo e del movimento. Davanti alla lumachina mi chiedo "cosa sto facendo qui?". Vorrei vedere un film di Totò, di quelli che mandano d'estate in tv. Il solo pensiero su Totò mi rasserena.

mercoledì, agosto 29, 2007

ìnizio inìzio inizìo iniziò


Sono finalmente a casa di mia madre, da dove deciderò cosa fare delle mie ferie. Le varie opzioni sono presenti, alcune le escludo a priori, ma devo prendere in esame le realtà familiari e le loro richieste e aspettative. Mi chiedo perché DEVO portare attenzione a tutto questo, ma è una cosa che va da sé, va da sempre, è la cosa che va. Tutto tace intorno, immobile, nessuna decisione si palesa e capisco che ci si aspetta da me una soluzione, una risoluzione, quasi una rivoluzione. Guardo il piccolo giardino di limoni all’interno, in cortile, e guardo i gatti. Loro no, non mi guardano o forse sì, ma non lo danno a vedere. Io mi incanto a guardare come si muovono. Mi piacerebbe sapermi muovere anche in minima parte come loro. Mi incanto.
Intanto taccio, mi comprimo nell’immobilità generale. Non ho soluzioni, o meglio ho soluzioni a mala pena per me, solo. Quest’anno non può essere diversamente. Ma taccio.

Dopo un pranzo frugale, con l'indolenza calda che soffoca ogni cosa, trovo riparo nella camera da letto genitoriale. C'è sempre quel profumo nelle camere da letto genitoriali. Un profumo che rimanda al fresco, al pulito. Apro un cassetto e sbircio, rovisto e trovo una lettera ingiallita, datata 18 maggio 1925, da Messina. Una lettera del nonno materno capitano scomparso in mare durante la seconda guerra, indirizzata alla nonna materna. Nel cassetto del comodino di mio padre paterno.

Mia per sempre Bettina,
se le disillusioni possono influire sulla salute di un essere, quella che stasera ho provato arrivando a Messina avrebbe dovuto spezzarmi l'animo.

Sento passi nel corridoio. Prendo la lettera, la nascondo sotto la maglietta, esco e la ripongo nel mio quadernetto, in borsa.

Al secondo giorno di immobilità, mia madre alla vista della mia valigia esclama "con tutta la vostra roba in giro mi sento soffocare, mi state seppellendo prima del tempo!". E’ il "pronti partenza via"! Prenderò la figlia riottosa, armi e bagagli e mi rifugerò in campagna da amici cronopi fraterni e cari che hanno organizzato degli stage su qualcosa di buono, su qualcosa che fa bene, lo so. Deciso. Il tutto sembra una manovra furba, inaspettatamente furba, mi colgo furba tra capo e collo, con sorpresa; ho anche un moto, una specie di tentativo di tornare indietro compassionevolmente, di rewindare, per quel pensiero che da sempre mi porta a considerare disdicevole la furbizia, anche se inconsapevole. Infatti chiedo a mia madre come intenderebbe passare le sue vacanze. "Ci troviamo una casa al mare"- Chi?- "io te e tua figlia!".
Io mi sento stanca, morta, ho voglia di scappare, non sento di appartenere a nulla, la vita mi annoia, è poco interessante, senza senso, voglio finire con tutto … ecco si dice così: sto male! Oppure: non mi sento bene! O anche: Lassàtam’ à pèrd,lasciatemi perdere, perdermi un attimo. E così la notte faccio un sogno.

Sfoglio il programma. Decido di frequentare questo stage:
In questo workshop useremo principi e concetti tratti da Arti Marziali quali Aikido e Tai Chi e dal metodo Feldenkrais, come risorse per supportare e rafforzare il nostro movimento nella pratica della Contact Improvisation. Il nostro obiettivo sarà avere accesso al nostro potenziale naturale di movimento per trovare facilità, chiarezza, libertà e una più ampia gamma di scelte di movimento.
Ogni giorno esploreremo, attraverso sessioni di Feldenkrais chiamate ATM (consapevolezza attraverso il movimento) e "Integrazioni Funzionali" ( pratica a due di ascolto e lievi manipolazioni del corpo) come sviluppare insieme un tipo di ascolto più dettagliato e sottile, che porta ad una danza connessa con noi stessi e non forzata.
Attraverso esercizi, improvvisazioni e esplorazioni soli e con il partner, basati su tecniche di Aikido, di "Pushing hands" e Tai Chi, lavoreremo sull'intenzione, l'uso economico della forza, il direzionare l'energia, modelli di movimento in spirale.
Tutto ciò porterà a ridefinire il dialogo sensoriale attraverso il tatto - in una danza contact giocosa, espansiva e vigorosa.
Il metodo Feldenkrais è considerato uno dei più sofisticati e raffinati sistemi di educazione motoria sviluppati nel XX secolo. In modo innovativo, coniugando gioco e precisione, usa l'intelligenza del sistema nervoso umano per consentirci di trovare nuove possibilità di movimento. Il metodo Feldenkrais è basato su principi di biomeccanica, fisica, e su una rivoluzionaria visione dell'apprendimento umano.
La Contact improvisation è una pratica di movimento accessibile a tutti che si sviluppa a partire dall’esplorazione del senso del tatto e dell’equilibrio, dal dare e ricevere peso e dallo studio, attraverso i principi di arti marziali "dolci" quali l’Aikido e il Tai-Chi, delle potenzialità dinamiche del baricentro del corpo. La danza contact – che si basa su uno stato psicofisico rilassato e ricettivo – è un dialogo imprevisto, un gioco spontaneo creato dallo scambio di peso di due masse in movimento che esplorano le dinamiche dell’equilibrio e del contrappeso, dell’abbandono e del supporto, fino a giungere a un movimento fluido e organico. Il corpo, aprendosi a queste sensazioni, gradualmente apprende a rilassare gli eccessi di tensione muscolare e ad abbandonarsi al naturale flusso del movimento.
E mia figlia viene con me. (sicura?) Vedrò poi quanto potrà resistere. (vedrai?) Vedrò poi tutto il resto. (tutto?)
Per l’estate il mio progetto (il tuo progetto?) è: muovermi. (muoverti?)
Nella forma presente.
(presente? forma? nella?)
Sì e all'aperto.

(continua, forse)

lunedì, agosto 27, 2007

ècchime...



... e quindi
e allora?
... allora
quindi?
e niente ...
niente?
no, non niente... anzi
anzi? ebbè?
bè cambio fuso orario e ...
ok ...