domenica, dicembre 20, 2009

lo stromonio pinzilloso



Insomma il fatto che non riuscisse a dormire tutta la notte e che sognava quasi tutto il giorno, l’aveva in un certo senso isolata dal mondo. Del resto non si può certo telefonare ad un’amica magari per andare a cinema alle tre di notte! E aspettare che nella grande città risuonasse nonostante tutto il cinguettio degli uccelli all’alba, era per lei uno stupore e nello stesso tempo uno sgomento. I sensi di colpa la invadevano senza una vera e propria ragione per poi sparire veloci così come si erano affacciati. Ma come? Anche questa notte è passata senza dormire? Lavorando all’uncinetto per creare questi strani cosi con cerniere e ferretti? Questa sovversione sarà mica pericolosa? Una cosa era certa, risparmiava tanti euro e spendeva per la breve veglia pomeridiana quasi nulla. Era priva di ansie funeree e paure inutili. Il suo essere completamente inoffensiva al mondo non le portava conseguentemente di essere carne da macello per questa piccola e involontaria sovversione. Più limitava il suo tempo più esso si espandeva in maniera infinita. E i dovuti contatti pseudo lavorativi ridotti all’osso, le procuravano una specie di letizia anche se non vi era nulla di così lieto. Un giorno, al termine di una di queste rare uscite si ritrovò in auto, ferma al semaforo rosso, con una amica e fuori un freddo glaciale. Vedeva davanti all’auto un tombino da cui usciva molto fumo e poco più avanti un altro ancora. Un incendio? Un allarme fuori luogo. E anche quasi no. L’amica le disse che erano i “non fissi dimora” che si rintanavano sotto i tombini della grande città e accendevano piccoli fuochi sotterranei per scaldarsi. Allo scattare del verde del semaforo ci passò su con l’auto e pensò che il mondo è un mondo impossibile. Sempre stato così. Impossibile. E la vita? La vita è bella. La vita è bella? In un mondo impossibile? Quando rientrò a casa pensò di sì, poi di no, poi di sì, poi di no, poi di sì, poi di no …
Mentre leggeva l’ultimo noiosissimo libro di Stefano Benni, immaginò 3, 4 piccoli omuncoli sparsi nel mondo tutti intenti ad alimentare l’impossibilità del mondo rendendo obbligatorio l’amore nei loro confronti. Al primo albeggiare, coperta sin sopra la testa dalla coperta calda calda, le si presentò nella sua mente una vecchina con in mano qualcosa che, senza perchè, riconosceva. Era lui, lo “stromonio pinzilloso”. Un’erba medicamentosa la cui essenza aveva il potere di rendere satolli gli avidi. E fu il ricordo confuso e lontano che in natura esiste un rimedio a tutto, che le permise di continuare ad avventurarsi nel suo lungo sogno.