lunedì, ottobre 16, 2006

outsider



C'è un bambino fermo da un lato del cancello, e guarda dall'altra parte. E' molto piccolo, ed è fermamente convinto di non poter passare: non riesce a vedere che la catena che tiene chiuso il cancello è priva di lucchetto. La sola cosa che deve fare è aprirlo.

Essere "tagliati fuori"... la stessa sensazione di un bambino piccolo e inerme, impotente.
Non sorprende, poichè è la sensazione radicata nelle esperienze della prima infanzia.

E poichè è una sensazione profondamente radicata in noi, continua a girare e girare nell'arco della nostra esistenza, come un nastro registrato.

Si ha sempre l'opportunità di fermare il nastro, di smettere di tormentarci con l'idea di non essere "abbastanza" per essere accettato e incluso.
Bisognerebbe lasciar andare questa vecchia sofferenza.
Si acquisterebbe la chiarezza di vedere in che modo si può aprire il cancello ed essere ciò che da lungo tempo si aspira a diventare.

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