lunedì, ottobre 09, 2006

genitori


Un po' di storia ... o un po' di non so che ...

Anni '60

mentre ero lì lì per nascere ... in America si aggiravano due pazzi, o due fuori di testa, o due illuminati ... chissà! Un Uomo e una Donna

La donna scriveva:
"NOIA
La vita, in una "società" costruita da e per esseri che sono profondamente noiosi, (quando non sono addirittura deprimenti e lugubri) non può essere che deprimente, lugubre e mortalmente noiosa."

L'uomo scriveva:
"Quel che provo nei confronti di tutte le donne è: una benevola mancanza di riconoscimento. Ho bisogno di fica, di tette, di cibo. Questo è una donna. Il resto sono fandonie. Le donne non le conosco a sufficienza per assumere un atteggiamento. Per quanto ne so io, gli uomini e le donne appartengono a specie diverse. Non le metto nè giù nè su. (...) E' come se gli uomini fossero di qua e le donne di là da un muro. E ogni volta che ho bisogno di una delle cose che una donna può darmi, salgo sul muro e mi metto a trattare. Suppongo che anche loro facciano la stessa cosa dalla loro parte. Quello che combinate dall'altra parte del muro per me è un mistero. Talvolta mi metto gli occhi da donna e mi faccio una passeggiatina nel vostro mondo, un mondo di tale ricchezza che mi fa svenire. Mi prende a tal punto che preferisco trascorrere il mio tempo lì sempre più spesso. E' un tale sollievo rispetto alle convenzionale teatralità cui indulgono gli uomini.
(...) cattivi non ce ne sono. Non c'è che l'azione. Io attacco perchè sono infelice, ecco tutto. Non so come risolverla più di quanto non lo sappia tu (Si rivolge ad una donna). Ma per favore, smettiamola di fingere che il problema non esista".


ecco i genitori (forse) della cultura euroamericana ...che ancora non mi riesce di metabolizzare, la cellulla impazzita ...

... il mio senso di appartenenza confuso.

2 commenti:

ablar ha detto...

bene ... questi prenderò come madre e padre ... e di loro parlerò.

ablar ha detto...

Mia madre era una donna veramente molto incazzata. Dopo aver fatto la galera per tentato omicidio e rinnegato tutto ciò che aveva scritto, è semplicemente scomparsa.

Scriveva: “Il maschio, se a volte è capace di capire e utilizzare la conoscenza e le idee, non sa
invece entrare in relazione con esse, cioè afferrarle dal punto di vista emozionale. Non attribuisce valore alla conoscenza e alle idee per se stesse (non sono che mezzi al servizio dei suoi scopi). Non sente perciò il bisogno di comunicare con altre menti né di sviluppare le possibilità intellettuali altrui. Al contrario investe sull’ignoranza. Sa che una popolazione femminile cosciente e illuminata sarebbe la sua rovina. La femmina sana e immaginosa cerca la compagnia di esseri uguali che possa rispettare e con i quali possa condividere il piacere. Il maschio e, con lui, la femmina –maschio (atrofizzata e insicura) non aspirano che alla compagnia delle larve.
Nessuna autentica rivoluzione sociale può essere attuata dagli uomini perché il maschio che sta in alto della scala vuole restarci e quello che sta in basso non ha che una idea in testa: essere quello in alto. Il “ribelle” maschio è una bella farsa. Siamo in una società maschile, fatta dall’uomo per soddisfare i suoi bisogni. Non è mai soddisfatto perché gli è impossibile esserlo. Tutto sommato, ciò a cui si ribella il maschio ribelle è il suo essere maschio. Il maschio cambia solo quando vi è costretto dal progresso tecnologico, quando non ha più scelta, quando la “società” arriva al punto in cui lui deve cambiare o morire.
Ora ci siamo. Se le femmine non si smuovono il culo, rischiamo di crepare tutti quanti”

Mio padre era un uomo in fuga, scriveva romanzi porno ed è morto di aids.
Scriveva: “Il prezzo del piacere è la certezza. Forse questa è una considerazione troppo sfacciata. Il piacere mette in evidenza la realtà del morire, perché lo stesso processo del lasciarsi andare avviene in entrambe le manifestazioni. Non a caso i francesi chiamano l’orgasmo “piccola morte”.
La mia vita è dominata dalla ricerca dell’ultimo stadio. La mia mente è stata strutturata gerarchicamente dai demoni in tonaca che si sono impossessati di me quand’ero totalmente vulnerabile alle impressioni e mi hanno nutrito di sublimi censure. Il cammino è stato ben strano, anche se riducibile alla norma statistica, e mi ha condotto nelle braccia di donne che si meravigliavano della mia disperazione. Comprendere che tra le braccia di nessuna donna era il conforto definitivo è stata la disillusione più dura. Precedentemente a ciò, ho percorso il consueto itinerario anzitutto guardando sacerdoti e politici che fingevano di rappresentare un potere a loro superiore, nel più antico degli imbrogli. Ma la più parte di loro avevano occhi e bocche così turpi da non reggere a un’occhiata franca e diretta, sufficiente a privarli della maschera della loro retorica e a rivelarli come truffatori di bassa lega.
Più argutamente, ho poi aspirato quale fine della mia ricerca, all’astratto. Sono passato per una fase in cui l’ideale era rappresentato dell’apprezzamento del pensiero puro, o verità, o bellezza, o Realtà Assoluta. Mi ci è voluto un po’ prima di imparare che mi stavo semplicemente inginocchiando dinanzi alle razionalizzazioni delle mie personali proiezioni.
Infine, sono caduto nella palude dell’esperienza. Se, ho concluso, sperimento su di me l’esistere, se tramite l’esperienza apprendo sulla mia pelle il terrore e la gioia, la beatitudine e la noia, allora conoscerò tutto quello che è dato conoscere a una persona. Ingenuamente, tralasciavo di venire a patti con l’ IO che compiva l’esperienza. Quando IO conobbe qualcosa, dovetti chiedermi: “Quale io è questo IO?”
Al che ho maledetto il Papa e tutte le sue schiere e, cedendo a uno stato di vacua vibrazione, ho disprezzato tutti i parti della mia mente in quanto erano null’altro che riproduzioni dell’interno della macchina del pensiero. Praticamente avevo rigettato come indegno ogni valore tenuto in considerazione dalla laboriosa maggioranza della mia specie, soltanto per riscoprire l’immediato fondamento organico sul quale è basata la falsa moralità storica. Ho lasciato che tutta questa dottrina annegasse in un mare di droga e che d’incanto si trasformasse. Attualmente sono un mutante. La parte deperibile della macchina è sempre la stessa, come tutte le altre che si spostano qua e là e attuano le loro quotidiane giravolte, ma la persona che c’è dentro è diventata un alieno, cioè essenzialmente diverso da coloro che l’hanno messo al mondo.
"papà, perché l’erba è verde?"
"perché è una domanda inammissibile, fatta eccezione per Heidegger quando la pone nel senso di ‘perché vi sono essenti in luogo del nulla?’. Se poi vuoi comprendere il come del verde dell’erba, rivolgiti alla scienza"
Il figlio del mutante cresce.”

Ecco … tanto genitori da darmi la nausea!
Per loro sia amore che disprezzo, come degna figlia.