mercoledì, maggio 23, 2007

ricordare

nel 91 persi mio padre, nel 92 nacque mia figlia ... ... ... ... poi si perse Falcone ... poi Borsellino ... poi ricordo Occhetto che perse le elezioni nel 94 ... e vinse l'altro ... così io ricordo ... come la fine di un mondo



Paolo Borsellino: un ricordo di Giovanni Falcone
Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la
mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Francesca Morvillo stava accanto al suo
uomo con perfetta coscienza che avrebbe condiviso la sua sorte. Gli uomini
della scorta proteggevano Falcone con perfetta coscienza che sarebbero stati
partecipi della sua sorte. Non poteva ignorare, e non ignorava, Giovanni
Falcone, l'estremo pericolo che correva, perché troppe vite di suoi compagni
di lavoro e di suoi amici sono state stroncate sullo stesso percorso che
egli si imponeva. Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda
situazione, perché non si è turbato, perché è stato sempre pronto a
rispondere a chiunque della speranza che era in lui? Per amore! (...)
Falcone cominciò a lavorare in modo nuovo.
E non solo nelle tecniche di indagine. Ma anche consapevole che il lavoro
dei magistrati e degli inquirenti doveva entrare sulla stessa lunghezza d' onda del sentire di ognuno. La lotta alla mafia (primo problema da risolvere
nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una
distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche
religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza
del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale,
dell'indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità. Ricordo la
felicità di Falcone, quando in un breve periodo di entusiasmo, conseguente
ai dirompenti successi originati dalle dichiarazioni di Buscetta, egli mi
disse: "La gente fa il tifo per noi". E con ciò non intendeva riferirsi
soltanto al conforto che l'appoggio morale della popolazione dà al lavoro
del giudice. Significava soprattutto che il nostro lavoro, il suo lavoro,
stava anche sommovendo le coscienze, rompendo i sentimenti di accettazione
della convivenza con la mafia, che costituiscono la sua vera forza. (...)
[Questo brano è estratto dal discorso tenuto da Paolo Borsellino il 23
giugno 1992, ad un mese dalla strage di Capaci, alla cerimonia promossa dai
boy-scout della parrocchia di Sant'Ernesto a Palermo; il testo integrale è
nel libro di Umberto Lucentini, Paolo Borsellino. Il valore di una vita,
Mondadori, Milano 1994, alle pp. 256-258].

8 commenti:

Anonimo ha detto...

sì ora si apre, letto ma anche se si commenta si resta in silenzio

ablar ha detto...

in apparente silenzio si tenta un altro mondo ...

Anonimo ha detto...

Falcone adesso sarebbe visto come un fanatico, un pericoloso giustizialista.

freesud ha detto...

Borsellino aveva ragione, il popolo stava cominciando a avegliarsi dal torpore e cominciava a sentirsi tutelato da questi magistrati coraggiosi... adesso è finito tutto... siamo tornati all'epoca della contiguità... del silenzio... della paura... un bacio

Anonimo ha detto...

Mi viene in mente un aforisma buddista:

Come in un mucchio di spazzatura gettata sulla strada maestra può nascere un loto profumato e delizioso, così pure nel mucchio spregevole, nel volgo cieco, può risplendere per conoscenza la persona illuminata.

se può essere consolatorio ...

freesud ha detto...

...bisogna ribellarsi non consolarsi..:)

Anonimo ha detto...

che bel post albetta...
che bella introduzione..
4 righi per un mondo..

ablar ha detto...

bippina bella ... sì per un mondo, che ci sia un mondo!