mercoledì, maggio 30, 2007
martedì, maggio 29, 2007
lunedì, maggio 28, 2007
venerdì, maggio 25, 2007
mercoledì, maggio 23, 2007
ricordare
martedì, maggio 22, 2007
lunedì, maggio 21, 2007
domenica, maggio 20, 2007
venerdì, maggio 18, 2007
mercoledì, maggio 16, 2007
martedì, maggio 15, 2007
lunedì, maggio 14, 2007
sabato, maggio 12, 2007
i titoli di testa più belli ...
di tutti i film visti in vita mia!
... questo è l'ultimo... giuro!
note di regia: il primo della trilogia sulla vendetta, nasce dal mio desiderio di affrontare il conflitto di classe nella Corea del Sud dopo aver fatto JSA, che tratta del conflitto che ha portato alla divisione tra Corea del Nord e Corea del Sud. Volevo evidenziare i due grandi problemi sociali dei coreani. (...) Ma dopo aver fatto, uno dietro l’altro, due film sulla vendetta, ho scoperto il mio io. Nell’esaminarlo, mi sono reso conto che l’eccesso di rabbia, odio e violenza diventavano un veleno mutando la mia anima in una terra desolata. Così volevo dire che avevo scartato la rabbia, l’odio e la violenza. Invece sono arrivato alla conclusione che avevo bisogno di una rabbia più “dolce”, un odio più elegante, una violenza delicata. Alla fin fine, volevo che la vendetta fosse un atto di redenzione, che la vendetta fosse portata avanti da una persona che voleva salvare la propria anima. È così che è nato Lady Vendetta. Park Chan-Wook
venerdì, maggio 11, 2007
giovedì, maggio 10, 2007
six days
video musicale di : Dj Shadown, nato nel 1973 a Davis, California e Whong Kar-Wai nato nel 1958 a Shangai- Cina
mercoledì, maggio 09, 2007
martedì, maggio 08, 2007
lunedì, maggio 07, 2007
domenica, maggio 06, 2007
sabato, maggio 05, 2007
io nerudo, tu nerudi, egli neruda ...

da il "Framboliere entusiasta" di Pablo Neruda
Riempiti di me.
Desiderami, prosciugami, versami, immolami.
Chiedimi. Raccoglimi, contienimi, nascondimi.
Voglio essere di qualcuno, voglio essere tuo, è la tua ora.
Sono uno che è passato con un salto sulle cose,
il fuggitivo, il sofferente.
Ma sento che è la tua ora,
l'ora che la mia vita cada a gocce sulla tua anima,
l'ora delle tenerezze che non ho mai dispensato,
l'ora dei silenzi che non hanno parole,
la tua ora, alba di sangue che mi nutre di angosce,
la tua ora, mezzanotte che mi passò solitaria.
Liberami da me. Voglio uscire dalla mia anima.
Io sono questo essere che geme, che brucia, che soffre.
Io sono questo essere che attacca, che urla, che canta.
No, non voglio essere così.
Aiutami a rompere queste porte immense.
con le tue spalle di seta disotterra queste ancore.
Così una sera crocifissero il mio dolore.
Voglio non avere limiti e levarmi verso quell'astro
il mio cuore non deve tacere oggi o domani.
Deve partecipare di ciò che tocca.
deve essere di metalli, di radici, di ali.
Non posso essere la pietra che si alza e non torna,
non posso essere l'ombra che si disfa e passa.
no, non può essere, non può essre, non può essere.
Allora griderei, piangerei, gemerei.
Non può essere, non può essere, non può essere.
Chi voleva rompere questa vibrazione delle mie ali?
chi mi voleva sterminare? che disegno? che parola?
Non può essere, non può essere, non può essere.
Liberami da me. Voglio uscire dalla mia anima.
Perchè tu sei la mia rotta. Ti forgiai nella lotta viva.
Dalla mia lotta oscura contro me stesso, nascesti.
Da me hai preso questo marchio di avidità non saziata.
Da quando li guardo i tuoi occhi sono più tristi.
Andiamocene insieme. Apriamo questa strada insieme.
Sarò la tua rotta. Passa. Lasciami andare.
Desiderami, prosciugami, versami, immolami.
Fa' vacillare gli assedi dei miei ultimi limiti.
E che io possa, alfine, correre in folle fuga,
inondando la terra come un fiume terribile,
sciogliendo questi nodi, ah mio Dio questi nodi,
distruggendo bruciando, abbattendo
come una lava folle, ciò che esiste,
correre fuori da me, perdutamente,
libero da me, furiosamente libero.
Andarmene,
Dio mio,
andarmene!
venerdì, maggio 04, 2007
ricordo
Questa foto è la foto rielaborata da me anni fa. E' una foto di mia nonna all'età di 18 anni. a quell'epoca mia nonna aveva già 4 figli. Ne avrebbe aggiunti altri due entro i suoi 25 anni.
La nonna, quando dormivo nel suo lettone alto, mi raccontava la sera la favola dei quattro scemi, in dialetto tarantino; mi divertivo, faceva le voci di ogni scemo... poi passava alle preghiere sempre in dialetto tarantino, una sulla madonna l'altra sull'angelo custode. E il padre nostro me lo ha insegnato lei.
Mi chiamava "Donna Cesìn" tradotto sarebbe "Donna Cesira" ... perchè ero delicata, mi diceva che Donna Cesìn si pungeva con la peluria della zucchina per quanto era delicata e che Donna Cesìn non sapeva da dove fare la pipì e quindi la faceva dagli occhi. Mi piaceva mia nonna. Mi faceva ridere tantissimo.
Mi diceva che io dovevo riconoscere e guardarmi da alcune tipologie di uomini e precisamente mi parlava di:
i carichi a chiacchiere: quelli che parlano molto, dicono di fare di essere e poi ... niente, non c'è niente.
i fregami dolce: quelli che sembrano buoni, gentili, carini, timidi, ma sono dei bastardoni che appunto ti fregano "dolce"
gli sparami in petto: sono quelli che si credono forti, che si armano e partono, ma poi non sanno impugnare un'arma, quelli col petto in fuori che mostrano potenza e che invece hanno molta paura.
i freddi in petto: son quelli che non mostrano emozioni, non piangono mai, non stanno mai male e non stanno mai bene. Non ridono, al massimo sorridono a mezze labbra e si ritengono superiori a tutto.
Insomma, sarà stato anche un caso, ma io li ho sempre distinti e me ne sono guardata. E c'è stato comunque un po' di casino lo stesso con gli uomini, ma per lo meno ...
Oggi però, nel mondo d'oggi, moderno e contemporaneo, questi uominimoderni e contemporanei che vedo in giro, questi giovaniuominimoderni e contemporanei, mi sembra rientrino in gran maggioranza nelle 4 tipologie indicatemi dalla nonna. E le giovanidonnemoderne e contemporanee mi pare si adeguino bene.
Non tutti, non tutte per fortuna.
E ricordo la mia cara nonnina con le sue risorse.
Ogni tanto e in particolari occasioni d'incontro con altre persone diceva "ti conosco pero" in dialetto e io non capivo questa storia del pero. Un giorno, che ero già bella grande, mi spiegò:
c'era una volta un contadino che aveva un albero di pero che non dava frutti, lo concimava, lo potava ... niente ... quindi lo tagliò e lo regalò alla chiesa.
Molto tempo dopo si trovò in brutte acque e un po' per concentrarsi e un po' per pregare andò in chiesa, si inginocchiò davanti ad un grande crocifisso e cominciò a fare le sue richieste d'aiuto.
Ma, ad un tratto, si accorse da un particolare che quel crocifisso era stato fatto dal suo pero, quello che non dava frutti e quindi si alzò di corsa, e cambiando tono disse "ti conosco pero!", smise di pregare e se ne andò.